Il circolo vizioso

  • Posted on: 9 October 2017
  • By: mdmuffa

Rosario ai confiniQuesta settimana è ricominciato il catechismo in parrocchia. L'inizio ufficiale è stato preceduto da incontri, riunioni, momenti vari di preparazione, e da una constatazione: è sempre più difficile fare catechismo, perché tante basi che sono spesso date per scontate, che si pensa siano patrimonio comune, sono completamente assenti.

Non è una lamentela, ma solo una constatazione: un elemento di cui tenere conto quando si preparano gli incontri. Perché non è più soltanto questione del bambino che non sa fare il segno della croce, che non conosce le preghiere, che non ha mai messo piede in chiesa e mai ce lo metterà al di fuori dei momenti previsti dal percorso di catechismo. È invece tutto un sostrato cristiano che viene a mancare, per cui i riferimenti non vengono compresi.

Tutto ciò è un problema proprio perché, mentre i catechisti rilevano che questa è sempre più spesso la realtà, i sussidii per il catechismo sembrano fare a gare (con qualche eccezione) nel presentare tutta una serie di argomenti astratti pure interessanti, utili, pregevoli persino, ma in cui Gesù non viene nemmeno nominato. Come avrebbe detto don Severino: «Lì non c'è Gesù».

Così finiamo con il diventare parte di un circolo assolutamente vizioso: il mondo non vuole parlare di Gesù, i catechismi lo danno tanto per scontato che non ne parlano, i ragazzi su Gesù hanno solo qualche informazione raffazzonata che presto dimenticano, quegli stessi ragazzi crescono e vanno nel mondo senza sapere chi sia Gesù né volerne parlare, per cui neanche loro parlano (nel modo in cui la vita parla) di Gesù, e così si alimenta un mondo che non vuole parlare di Gesù. Un catechismo che parli di tante cose positive, ma a cui manchi la base - in sostanza: l'annuncio cristiano, da cui tutto il resto discende - fallisce il suo obiettivo, anche se i partecipanti sono lì presenti dalla terza elementare alla quinta superiore.

In conseguenza di ciò non c'è da stupirsi, ma al limite da rattristarsi se, al netto dello schieramento ideologico, Repubblica può dire che gli «Integralisti cattolici manifestano alle frontiere» nel titolo al trafiletto che parla dell'iniziativa polacca «Il Rosario sul confine». Il Rosario non è una manifestazione: è una preghiera. Non ci si raduna per riprorre slogan o rivendicazioni, ma per pregare; con una manifestazione, ha in comune soltanto il fatto che tanta gente si ritrova insieme per metterlo in atto.

Ma per chi non conosce nemmeno le basi del cristianesimo, l'unica categoria in cui tutto ciò può rientrare è quella della manifestazione. E costoro non si possono rendere conto che un Rosario, a differenza di una manifestazione, qualcuno che l'ascolta ce l'ha sempre.