Pecore

  • Posted on: 23 October 2015
  • By: mdmuffa

Voi non credete perché non fate parte delle mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano.

Gv 10, 26 - 28

Il Vangelo della Domenica della Dedicazione del Duomo di Milano è uno di quelli che crea problemi a certe conoscenze, perché parla di pecore. Non che queste conoscenze abbiano qualcosa contro gli ovini, ma è il paragone che le infastidisce. «Ecco, la Chiesa vuole farci diventare delle pecore, perché non vuole che pensiamo ma soltanto che obbediamo» dicono. «Ma io voglio ragionare con la mia testa» di solito concludono con una punta di ben visibile orgoglio.

Il problema qui non è nemmeno essere d'accordo o meno con l'insegnamento della Chiesa, ma capire quale sia questo insegnamento. Il punto è che la Chiesa, quando parla di pecore, si rifà alle volte in cui questo paragone tra pecore e persone è stato usato da Gesù, il quale a sua volta ha parlato di pecore appunto come paragone, non come esempio.

In sostanza, Gesù non dice «Voi dovete essere come delle pecore (e obbedirmi, sottinteso)» ma «Voi siete delle pecore», intendendo esattamente quello che intendiamo noi: degli animali non particolarmente brillanti (se non proprio ottusi), che si muovono in gruppo (in gregge), senza porsi questioni né particolare originalità. Vedendo una folla (come riporta Marco) a un certo punto pensa infatti che sono «Come pecore senza pastore»: allo sbando, perché senza qualcuno che li guidi gli uomini non sanno che fare pur illudendosi di saperlo. Perché sono pecore. Non un paragone particolarmente elogiativo, ma tant'è.

Tutto ciò significa che il messaggio è però quindi molto diverso da quello inteso dalle conoscenze cui accennavo all'inizio. Non «Fate come dico io, comportatevi da pecore» ma «Dato che siete delle pecore, e andate dietro al primo che urla un po' forte, state almeno attenti a chi seguite».

«Io sono un pastore buono» è la ripresa del paragone fatta altrove da Gesù. Ossia: io mi occupo delle mie pecore, mi prendo cura di loro, non le lascio portar via dai lupi. Volete essere dei miei? «Non andrete perduti in eterno».

Oppure, naturalmente, potete scegliere di non fare parte delle mie pecore: «Voi non credete perché non fate parte delle mie pecore». Ma sempre pecore rimanete, e allora buona fortuna.Pecore