Prima parte: Ripartiamo dalla Cresima

Prima parte: ripartiamo dal sacramento della Confermazione ricevuto pochi mesi fa.

Preadolescenti: 

1. Costruttori di comunione

Introduzione

Incontro del 23 ottobre 2010.

Se vogliamo ripartire dalla Cresima, conviene anche recuperare il perché abbiamo fatto la Cresima.

Chiave di lettura

La misura del cristiano è la carità. Non si può essere cristiani "a parole": sarebbe solo un'illusione, controproducente e pericolosa. Sarà la nostra vita stessa a dimostrarci il vantaggio di quella scommessa sulla carità: chi ci ha provato prima di noi, sin dal tempo degli apostoli, è la dimostrazione di come sia questa la via alla felicità, perché è il modo di realizzare il progetto che Dio ha preparato per ognuno di noi, unico e irripetibile.


Testo della scheda

Citazione

«La felicità non è un traguardo. È uno stile di vita»
Burton Hills

1 Cor 13

 

Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita.
E se avessi il dono della profezia, se conoscessi tutti i misteri e avessi tutta la conoscenza, se possedessi tanta fede da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sarei nulla.
E se anche dessi in cibo tutti i miei beni e consegnassi il mio corpo per averne vanto, ma non avessi la carità, a nulla mi servirebbe.
La carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d'orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.
La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno, il dono delle lingue cesserà e la conoscenza svanirà. Infatti, in modo imperfetto noi conosciamo e in modo imperfetto profetizziamo. Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. Quand'ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Divenuto uomo, ho eliminato ciò che è da bambino.
Adesso noi vediamo in modo confuso, come in uno specchio; allora invece vedremo faccia a faccia. Adesso conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch'io sono conosciuto. Ora dunque rimangono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità. Ma la più grande di tutte è la carità!
 

A qualche mese dalla Cresima...

 
A qualche mese dalla Cresima, è tempo di prendere qualche decisione. Hai terminato l'iniziazione cristiana, e adesso che vuoi fare?
 
È il momento di scegliere. Quello che ti proponiamo qui è uno stile di vita particolare: è lo stesso stile di vita che hanno adottato gli Apostoli quando, in quel giorno di Pentecoste di tanti anni fa, hanno scelto di lasciarsi riempire dallo Spirito Santo. Come te.
 
Allora la gente che li vedeva diceva "Sono ubriachi" perché vivevano e agivano come nessuno. Non si preoccupavano di accumulare beni, di sembrare importanti, di essere rispettati, di piacere alla gente. Avevano ben altro da fare. Più importante. Anzi fondamentale, indispensabile.
 
E niente li fermava: portavano la buona notizia dovunque senza farsi bloccare da nulla perché avevano scoperto quello che dava senso alla loro vita. Il loro stile di vità era la carità: amare senza fine, dimenticandosi di sé. Senza cercare mai il proprio tornaconto avevano avuto "cento volte tanto". Avevano scoperto chi dava senso alla loro vita. Avevano scelto di seguirlo. Volevano essere felici.
 
E tu?

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Preadolescenti: 

2. La nostra vocazione è la santità

Introduzione

Incontro del 30 ottobre 2010.

Chiave di lettura

 

La via che passa dalla carità porta - inevitabilmente, potremmo dire, alla santità. È questa la meta di ogni cristiano, è questa la meta possibile di ogni cristiano: tutti vi siamo chiamati e tutti ne abbiamo la possibilità, ma sta a noi decidere se aderire o no. Le conseguenze sono evidenti, nell'uno e nell'altro senso; il nostro comportamento, come abbiamo detto, ci dà la misura del nostro essere cristiani: ecco allora che, logicamente, ci darà anche la misura del nostro non essere cristiani, come mostra il video con cui abbiamo aperto l'incontro. Non si tratta di karma, come dice ingenuamente (e un filino ereticamente) qualcuno, ma di conseguenza delle nostre scelte.

Noi possiamo essere santi. Come dice il salmo (138): «Ti lodo, perché mi hai fatto come un prodigio».


      

Testo della scheda

Citazione

«La felicità non è un traguardo. È uno stile di vita»
Burton Hills

Ef 4, 17 - 5,2

 

Vi dico dunque e vi scongiuro nel Signore: non comportatevi più come i pagani con i loro vani pensieri, accecati nella loro mente, estranei alla vita di Dio a causa dell'ignoranza che è in loro, e della durezza del loro cuore. Così, diventati insensibili, si sono abbandonati alla dissolutezza e, insaziabili, commettono ogni sorta di impurità.
Ma voi non così avete imparato a conoscere il Cristo, se davvero gli avete dato ascolto e in lui siete stati istruiti, secondo la verità che è in Gesù, ad abbandonare, con la condotta di prima, l'uomo vecchio che si corrompe seguendo le passioni ingannevoli, a rinnovarvi nello spirito della vostra mente e a rivestire l'uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella vera santità. Perciò, bando alla menzogna e dite ciascuno la verità al suo prossimo, perché siamo membra gli uni degli altri. Adiratevi, ma non peccate; non tramonti il sole sopra la vostra ira, e non date spazio al diavolo. Chi rubava non rubi più, anzi lavori operando il bene con le proprie mani, per poter condividere con chi si trova nel bisogno. Nessuna parola cattiva esca dalla vostra bocca; ma piuttosto parole buone che possano servire per un'opportuna edificazione, giovando a quelli che ascoltano. E non vogliate rattristare lo Spirito Santo di Dio, con il quale foste segnati per il giorno della redenzione.
Scompaiano da voi ogni asprezza, sdegno, ira, clamore e maldicenze con ogni sorta di malignità. Siate invece benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo.
 
Fatevi dunque imitatori di Dio, quali figli carissimi, e camminate nella carità, nel modo in cui anche Cristo ci ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore.
 

Non è impossibile

 
Essere santi non è impossibile. Se no, Dio non ce l'avrebbe consigliato. Richiede solo impegno e decisione, e sapere chiedere perdono quando si cade nell'errore.
 
I santi non sono quelli "buoni", nel senso di quelli che non si arrabbiano mai, non si appassionano a niente in maniera particolare, non sbagliano mai perché non fanno mai niente: quelli assomigliano più a un castagno che a un uomo.
 
Noi puntiamo alla santità: i santi sono quelli che hanno scoperto che vivere come Dio - ovvero come Gesù ha dimostrato praticamente - si vive bene.
 
Sennò saremmo stupidi, no?

Per nessuno la santità è irraggiungibile. Chi non diventa santo, non lo diventa solo perché non lo vuole. O non lo vuole abbastanza.
 
Prova a rispondere a queste domande, e vedrai che in te è presente ogni possibilità per diventare un santo, cioè un uomo - o una donna - felice. Pensaci un attimo: anche i santi "ufficiali", quelli "da calendario", prima di essere proclamati tali diventano beati. E che significherà mai "beati", secondo te?
 
1) Cosa c’è di buono in me? Scrivi le buone qualità che pensi di possedere, o che qualcun altro ti ha detto che possiedi.
 
2) Che cosa c'è di buono negli altri? Guardati intorno e, per ognuno di quelli che vedi, scrivi almeno una qualità positiva che vedi in lui/lei.
 
3) I nostri santi. Ognuno di noi porta il nome di un santo. Tu sai perché il santo di cui porti il nome lo è diventato?
 

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Preadolescenti: 

3. Il mio posto nella Chiesa

Introduzione

Incontro del 19 novembre 2010.

Chiave di lettura

 

Fino a oggi, e specialmente durante il percorso di preparazione ai sacramenti, il nostro punto di vista era "io e Dio". Ma la realtà è che dobbiamo allargare lo sguardo: c'è un insieme più ampio di persone, quelle che l'hanno incontrato, c'è la Chiesa. Qual è il mio posto il lei?



   

Testo della scheda

Citazione

«Tutti gli uomini sono stati introdotti all'amore non attraverso un discorso ma innamorandosi di qualcuno o essendo amati da qualcuno: e così abbiamo capito, dall'interno dell'esperienza, che cos'è l'amore»

Julián Carrón 
 

Rm 12, 3 - 16

 

Per la grazia che mi è stata data, io dico a ciascuno di voi: non valutatevi più di quanto conviene, ma valutatevi in modo saggio e giusto, ciascuno secondo la misura di fede che Dio gli ha dato. Poiché, come in un solo corpo abbiamo molte membra e queste membra non hanno tutte la medesima funzione, così anche noi, pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo e, ciascuno per la sua parte, siamo membra gli uni degli altri. Abbiamo doni diversi secondo la grazia data a ciascuno di noi: chi ha il dono della profezia la eserciti secondo ciò che detta la fede; chi ha un ministero attenda al ministero; chi insegna si dedichi all'insegnamento; chi esorta si dedichi all'esortazione. Chi dona, lo faccia con semplicità; chi presiede, presieda con diligenza; chi fa opere di misericordia, le compia con gioia.
La carità non sia ipocrita: detestate il male, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. Non siate pigri nel fare il bene, siate invece ferventi nello spirito; servite il Signore. Siate lieti nella speranza, costanti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera. Condividete le necessità dei santi; siate premurosi nell'ospitalità.
Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite. Rallegratevi con quelli che sono nella gioia; piangete con quelli che sono nel pianto. Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri; non nutrite desideri di grandezza; volgetevi piuttosto a ciò che è umile. Non stimatevi sapienti da voi stessi.
 

Santa Teresa di Lisieux

 
Santa Teresa di LisieuxUna delle più giovani e grandi sante della storia della Chiesa era Teresina di Lisieux, giovanissima carmelitana francese che ci ha insegnato come bisogna farsi piccoli e piccole, come bimbi, fra le braccia di Dio per essere santi e sante. Anche lei cercava disperatamente il suo posto della Chiesa e poi l’ha trovato: che belle le sue parole:

Essere tua Sposa, Gesù, essere carmelitana, essere, per l'unione con te, madre delle anime, tutto questo dovrebbe bastarmi... Non è così. Senza dubbio, questi tre privilegi sono ben la mia vocazione, carmelitana, sposa e madre, tuttavia io sento in me altre vocazioni, sento la vocazione del guerriero, del sacerdote, dell'apostolo, del dottore, del martire; finalmente sento il bisogno, il desiderio di compiere per te, Gesù, tutte le opere più eroiche. Sento nell'anima mia il coraggio di un crociato, vorrei morire sopra un campo di battaglia per la difesa della Chiesa... Sento la vocazione del sacerdote. Con quale amore, Gesù, ti porterei nelle mie mani quando, alla mia voce, discenderesti dal Cielo! Con quale amore ti darei alle anime! Ma, pur desiderando di essere sacerdote, ammiro e invidio l'umiltà di san Francesco d'Assisi, e sento la vocazione d'imitarlo, rifiutando la dignità sublime del sacerdozio. Gesù! Amore mio, vita mia, come conciliare questi contrasti? Come attuare i desideri della mia povera piccola anima? Nonostante la mia piccolezza, vorrei illuminare le anime come i profeti, i dottori, ho la vocazione di essere apostolo. Vorrei percorrere la terra, predicare il tuo nome, e piantare sul suolo infedele la tua Croce gloriosa, ma, o Amato, una sola missione non mi basterebbe, vorrei al tempo stesso annunciare il Vangelo nelle cinque parti del mondo, e fino nelle isole più remote. Vorrei essere missionaria non soltanto per qualche anno, ma vorrei esserlo stata fin dalla creazione del mondo, ed esserlo fino alla consumazione dei secoli. Ma vorrei soprattutto, amato mio Salvatore, vorrei versare il mio sangue per te, fino all'ultima goccia... Il martirio, questo è il sogno della mia giovinezza, questo sogno è cresciuto con me nel chiostro del Carmelo. Ma anche qui, sento che il mio sogno è una follia, perché non saprei limitarmi a desiderare un solo martirio. Per soddisfarmi li vorrei tutti... Come te, Sposo mio adorato, vorrei essere flagellata e crocifissa, vorrei morire scorticata come san Bartolomeo, come san Giovanni vorrei essere immersa nell'olio bollente, vorrei subire tutti i supplizi inflitti ai martiri. Con sant'Agnese e santa Cecilia, vorrei presentare il collo alla spada, come Giovanna d'Arco, la mia cara sorella, vorrei mormorare sul rogo il tuo nome, Gesù... Pensando ai tormenti che verranno inflitti ai cristiani nel tempo dell'anticristo, trasalisco, e vorrei per me quei tormenti... Gesù, Gesù, se volessi scrivere tutti i miei desideri, dovrei prendere il tuo libro di vita, lì sono narrate le azioni di tutti i Santi, e quelle azioni vorrei averle compiute per te. Gesù mio, che cosa risponderai a tutte le mie follie? Esiste un'anima più piccola, più incapace della mia? Eppure, proprio per la mia debolezza, ti sei compiaciuto, Signore, di colmare i miei piccoli desideri infantili, e vuoi oggi colmare altri desideri più grandi che l'universo...

Durante la preghiera, i miei desideri mi facevano soffrire un vero martirio: aprii le epistole di san Paolo per cercare una risposta e lessi che la Chiesa è composta di diverse membra, e che l'occhio non potrebbe essere al tempo stesso anche la mano. La risposta era chiara, ma non colmava il mio desiderio, non mi dava la pace. Come Maddalena chinandosi sempre sulla tomba vuota finì per trovare ciò che cercava, così, abbassandomi fino alle profondità del mio nulla, m'innalzai tanto in alto che riuscii a raggiungere il mio scopo. Senza scoraggiarmi, continuai la lettura, e trovai sollievo in questa frase: «Cercate con ardore i doni più perfetti, ma vi mostrerò una via ancor più perfetta». E l'Apostolo spiega come i doni più perfetti sono nulla senza l'Amore. La Carità è la via per eccellenza che conduce sicuramente a Dio. Finalmente avevo trovato il riposo. Considerando il corpo mistico della Chiesa, non mi ero riconosciuta in alcuno dei membri descritti da san Paolo, o piuttosto volevo riconoscermi in tutti. La Carità mi dette la chiave della mia vocazione. Capii che, se la Chiesa ha un corpo composto da diverse membra, l'organo più necessario, più nobile di tutti non le manca, capii che la Chiesa ha un cuore, e che questo cuore arde d'amore. Capii che l'amore solo fa agire le membra della Chiesa, che, se l'amore si spegnesse, gli apostoli non annuncerebbero più il Vangelo, i martiri rifiuterebbero di versare il loro sangue... Capii che l'amore racchiude tutte le vocazioni, che l'amore è tutto, che abbraccia tutti i tempi e tutti i luoghi, in una parola che è eterno. Allora, nell'eccesso della mia gioia delirante, esclamai: Gesù, Amore mio, la mia vocazione l'ho trovata finalmente, la mia vocazione è l'amore! Sì, ho trovato il mio posto nella Chiesa, e questo posto, Dio mio, me l'avete dato voi! Nel cuore della Chiesa mia Madre, io sarò l'amore. Così, sarò tutto... e il mio sogno sarà attuato!


Tra i file allegati c'è anche la breve presentazione su S. Teresa di Lisieux, presa da Qumran e leggermente modificata. È in formato OpenDocument, quindi per aprirla serve OpenOffice, LibreOffice, o Microsoft Office dalla versione 2007 SP2 in su.
 

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Preadolescenti: 

4. Noi, strade di speranza

Introduzione

Incontro del 27 novembre 2010.

Chiave di lettura

Non è possibile essere cristiani a tempo perso. Cioè: uno pensa che sia possibile, e alla fine scopre di non essere nemmeno cristiano (anche se, a essere precisi, spesso uno non lo scopre: sono tutti quelli che gli stanno intorno che se ne accorgono, e probabilmente da qui nascono tutte quelle critiche dirette in generale "ai cristiani").

Eppure non è mai troppo presto per decidersi per Dio. Essere cristiani comporta un cambiamento nel comportamento: che è la conseguenza, non la causa, dell'avere incontrato Gesù, e che comunemente chiamiamo "Santità". E tutto ciò è possibile anche quando tutti ti dicono che sei troppo giovane per interessartene (ma allora quando bisognerebbe farlo): sante Teresa ne è la piena dimostrazione.



   

Testo della scheda

Citazione

«Insegnare è facile come scagliare pietre dal'alto di un campanile. Mettere in pratica quello che si insegna è invece difficile come portare pietre in cima al campanile».

S. Serafino di Sarov 
 

1Pt 1, 13 - 17

 

Perciò, cingendo i fianchi della vostra mente e restando sobri, ponete tutta la vostra speranza in quella grazia che vi sarà data quando Gesù Cristo si manifesterà. Come figli obbedienti, non conformatevi ai desideri di un tempo, quando eravate nell'ignoranza, ma, come il Santo che vi ha chiamati, diventate santi anche voi in tutta la vostra condotta. Poiché sta scritto: Sarete santi, perché io sono santo.
E se chiamate Padre colui che, senza fare preferenze, giudica ciascuno secondo le proprie opere, comportatevi con timore di Dio nel tempo in cui vivete quaggiù come stranieri.
 

Lc 10, 25 - 28

 
Ed ecco, un dottore della Legge si alzò per metterlo alla prova e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa' questo e vivrai».
 

Mt 5, 13

 
Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.

Le "10 righe" della Colletta 2010

 
Il povero è un uomo solo. Condividere gratuitamente questo dramma risveglia il vero desiderio che è nel cuore di ciascuno: essere amato. “La Carità è il dono più grande che Dio ha fatto agli uomini …
perché è amore ricevuto e amore donato (Caritas in Veritate)”.
 
Per questo invitiamo tutti a partecipare alla Giornata Nazionale della Colletta Alimentare, perché anche fare la spesa e donarla a chi è più povero è occasione di un immediato e positivo cambiamento per sé e quindi per la società.
 

Testimonianza

 
Lavorare al 12 mi piaceva. Lavorare al 12 voleva dire servire il prossimo. In un bisogno piccolo e banale come un numero di telefono dimenticato, magari, ma pur sempre un bisogno da servire.
 
A volte, quando nella comunità si parlava di "dare testimonianza" sul posto di lavoro, io pensavo che nel mio lavoro era un po' difficile: ero al mio computer, separata dai colleghi dalle paratie di plastica, con i miei utenti in cuffia uno dietro l'altro... potevo al massimo mollare discretamente qualche giornale cattolico nella saletta del caffè. In dieci minuti di pausa, è difficile convertire qualcuno. Finchè, un giorno...
 
Funziona così: qualcuno si preoccupa di come migliorare la qualità del servizio offerto. Per poter migliorare la qualità si deve decidere cosa è la qualità, e per decidere se è migliorata bisogna avere dei criteri quantitativi: si stabiliscono così dei parametri di qualità misurabili e da quel momento tutti si occupano dei parametri e a nessuno importa più della qualità. 
 
Così anche noi avevamo delle istruzioni aziendali: avevamo dei tempi dentro cui stare, a costo di attaccare in faccia all'utente senza dargli il numero, e altre regole che trovavamo a volte alquanto assurde.
 
Una di queste diceva che non bisognava dare all'utente l'informazione se non forniva i dati corretti. Anche se si sapevano noi i dati corretti. 
 
Si creavano così delle "situazioni-trappola". Una di queste trappole era un grande supermercato, Panorama, che si trova nel comune di San Mauro Torinese, ma talmente al confine con Settimo Torinese che tutti gli utenti lo cercavano invariabilmente a Settimo. 
 
Di solito io rispondevo, in barba alle indicazioni aziendali: «A Settimo Panorama non risulta. Però, signora, non sarà mica quello che è quasi sul confine con San Mauro? No? È proprio a Settimo? Guardi, vediamo lo stesso se lo trovo sotto San Mauro, signora (avevo già scritto San Mauro fin dall'inizio, e avevo il numero davanti). Guardi, lo dicevo, io: è sotto il comune di San Mauro, signora. Eh, questi paesi sono uno attaccato all'altro, oggigiorno, non si capisce mai dove passa il confine, vero? Le do il numero, signora; se lo cerca un'altra volta si ricordi che è San Mauro... ". 
 
Un giorno - chissà che cosa mi è preso - avevo un collega in piedi dietro le spalle che aspettava fossi libera per passarmi il catalogo dei libri della biblioteca aziendale. Arrivò in cuffia il solito utente che cercava Panorama a Settimo Torinese e io seguii le regole aziendali e lo liquidai senza dargli il numero. 
 
Il collega mi guardò e mi disse: «Nihil, Nihil... da te non me lo sarei mai aspettato...».
 
Mi sentii sprofondare. 
 
Poi però mi dissi: ma allora il mio modo di lavorare, di solito, è diverso. 
 
La testimonianza non è quello che fai apposta, la testimonianza è quella differenza di mentalità che seguire Cristo immette nel tuo vivere. E si vede.
 
I post originali, di cui quella qua sopra è una versione condensata, si trovano qui:
 
 

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