Interventi di don Franco Cardani

Gli appunti presi agli incontri catechisti con don Franco nel 2009.

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How can you expect to be taken seriously?

Incontro del 31 marzo 2009

Dubito seriamente che i Pet Shop Boys siano tra gli artisti ascoltati da don Franco, ma il titolo mi sembrava adatto: non possiamo aspettarci di essere presi sul serio se prima non prendiamo noi sul serio quello che annunciamo e soprattutto se non ci comportiamo di conseguenza. Ad ogni modo, ecco qua:


L'attività eminente della Chiesa è l'annuncio. Tutto il resto - per quanto buono, bello o utile, è un "di più". Di qui l'importanza della catechesi quale attività fondamentale per una parrocchia, un'attività il cui obiettivo è la convocazione della comunità cristiana.

I modi per raggiungere questo obiettivo sono poi tanti: c'è l'evangelizzazione, c'è l'esercizio della carità, c'è la testimonianza della carità. E c'è la catechesi.

Rispetto all'evangelizzazione, la catechesi è un servizio della parola finalizzato a sussidiare l'ascoltatore al confronto, alla riflessione sulla Parola: ha un forte componente pedagogica, mirata alla convocazione della comunità cristiana. È azione della Chiesa, e per questo al centro vi è la presentazione e l'illustrazione del mistero cristiano, cioè la persona di Gesù. Non si tratta dunque di una convocazione generica o fine a sé stessa, ma il cristiano è convocato alla sequela di Gesù e alla comunione con i fratelli.

È infatti attraverso il contatto con Gesù che avviene la fraternità: la catechesi non consta quindi di lezioni informative, ma di una dimensione di conversione a Gesù Cristo. Spesso, invece, riduciamo l'annuncio cristiano a tante regole, anche buone, ma in cui c'è poca fede. Si tratta in questo caso di moralismo, non di cristianesimo. Ma è la fede che salva, non la legge.

Se manca l'incontro con Gesù non nasce la Chiesa e non c'è l'esperienza cristiana.

Per tutti questi motivi, il catechista è innanzitutto un ascoltatore della Parola di Dio: fare la catechesi è annunciare qualcosa che è passato nella tua esperienza. Non si può annunciare ciò che non si è provato: non si può annunciare l'amore di Dio, l'incontro con Gesù se prima non lo si è ricercato e realizzato. Non è e non può essere una lezione, un "travaso di informazioni": occorre la partecipazione. Questo anche perché i bambini leggono i sentimenti; l'educare ha il proprio fondamento in un rapporto d'amore: il bambino ascolta soprattutto chi lo ama di più. Perciò il catechista è testimone delle cose che dice.

Il catechista si forma: attraverso la vita spirituale, la Parola di Dio, e il Catechismo della Chiesa cattolica, che è la Parola di Dio già tradotta a livello catechetico. Questa Parola ha il potere di farti camminare, di darti autocoscienza: il catechista è un orgoglioso - non un borioso - della propria fede. «Anche perché essere credenti è proprio bello».

È necessario avere coscienza di avere un ministero: educare alla fede, alla Chiesa. Pertanto occorre arrivare all'annuncio (il momento della catechesi) con convinzione e avendoci pregato sopra prima. Non si può improvvisare perché non si tratta di trasmettere delle nozioni, ma di condividere un'esperienza. E non si può condividere un'esperienza che non si è fatta.

Ogni educatore è dunque prima educatore di sé: bisogna educare educandosi. L'educatore è colui che cammina davanti all'educando. Non colui che "è davanti" ma colui che "cammina davanti". È questa l'entratura nel mistero: non solo una conoscenza, ma un'esperienza.

Il catechista ha bisogno, voglia e gioia di dire le cose

Incontro del 20 maggio 2009

Annunciare la Parola è la prima carità. Il cristiano, convocato dalla Parola, non è chiamato e mandato, ma chiamato per essere mandato: la missione è una componente essenziale dell'essere cristiano.

Che cos'è la missione? È mettere l'uomo in contatto con Gesù Cristo. Il catechismo è una forma di questa missione, un aspetto. Non è l'unico, però. Il contatto con Dio, infatti, avviene sempre attraverso la Parola di Dio ma in varii modi: c'è l'incontro personale, c'è l'annuncio (l'evangelizzazione), c'è lo studio, c'è la testimonianza.

La catechesi è una forma specifica, che non è identica all'evangelizzazione o alla testimonianza. L'evangelizzazione ha come fine susciatare la fede e si pone prima della catechesi. La catechesi - che certamente per certi aspetti si sovrappone all'evangelizzazione - è invece la traduzione della Parola a misura della capacità di comprendere dell'uditore e l'ulteriore traduzione nella vita di questi. È finalizzata all'educazione del soggeto ad accogliere il messaggio e a viverlo.

La catechesi comporta il coinvolgimento dell'uditore perché apprenda la Parola nella coscienza, la traduca e la metta in pratica nella vita: insegna a vivere la Parola. Questo, e solo questo, è il contenuto della catechesi: la Parola che mette in contatto con Gesù Cristo, centro della storia e della Chiesa.

Il catechista è un educatore alla fede; il catechista non racconta storielle edificanti, non è un moralizzatore, non si occupa di etica, di morale e nemmeno di ritualistica. Per questo deve instaurare con i ragazzi un rapporto amicale di tipo educativo. Ci saranno quindi altri gesti oltre all'incontro di catechesi: dalle gite ai pellegrinaggi al vivere insieme le celebrazioni ai momenti di festa.

Il catechista è perciò un conoscitore della Parola, e oltre a ciò è in possesso di una didattica efficace nel trasmettere questa Parola a soggetti che sono diversi, anzitutto per età: parlare ai bambini non è come parlare ai ragazzi o ai preadolescenti. Da qui si capisce come non chiunque può essere catechista, ma soltanto chi conosca la Parola e sia in possesso di un coerente vissuto personale e di una didattica efficace. Il catechista è uno "specialista".

Tutto ciò dovrebbe rendere evidente come per essere catechisti veri (e non raccontatori di storielle) serva una preparazione, sulla linea per esempio del corso biblico che c'è stato in questo primo anno. Serve una fedeltà e una puntualità agli incontri di formazione, serve una serietà nella preparazione: non si può annunciare ciò che non si è provato.

Due sono i sussidi che sono utili - se non indispensabili - per il catechista: il Catechismo della Chiesa Cattolica e il libretto "Il rinnovamento della catechesi". Quest'ultimo diventerà il nostro "testo di studio" per il corso che partirà prossimamente; se non durante l'estate, all'inizio del nuovo anno pastorale.


Che cos'è la fede? La fede è rispondere a Dio che mi parla. Il primo passo, per un percorso di catechesi, è interpellare le coscienze; la morale e i riti seguono, ma non sono quelli che salvano. Prima occorre avere le motivazioni, occorre il risveglio delle coscienze.

L'esempio più chiaro è San Paolo: la base è la fede operante nella carità. Non è la legge che salva.

Di tutto ciò il punto di partenza è l'approccio personale alla Parola di Dio, come ci dice la Costituzione Dogmatica Dei Verbum del Concilio Vaticano II.