Preadolescenti 1/2014-2015

In questa sezione sono raccolti gli incontri che a mano a mano faremo con i ragazzi di Seconda Media durante l'anno catechistico 2014-2015.

Gli incontri saranno pubblicati di volta in volta, dopo che li avremo vissuti "dal vivo".

Ovviamente, è possibile (anzi probabile) che diverso materiale sia già stato usato altre vole e già incontrato in altri punti di questo sito; d'altra parte, è inutile reinventare la ruota.

Il canovaccio che seguiamo è quello proposto dalla Guida del catechismo della CEI, quindi anche qui niente sorprese, ma prendendo soltanto ciò che ci serve (e tralasciando le cose francamente orribili che spesso sono presentate).

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01. Un tesoro di nome vita (prima parte)

Incontro del 17 ottobre 2014

Il primo incontro è, come ci si può aspettare, un incontro di presentazione.

Le facce perplesse dei ragazzi, che particolarmente quest'anno ci ricordano quanto siano ancora bambini, hanno richiesto un po' di introduzione su che cosa facciamo, che cosa aspettarci da quest'anno di catechismo e, in buona sostanza, perché siamo qui.

È stato così che abbiamo aperto l'incontro (saltando tutta la parte sul "fare conoscenza", perché con tutti ci conoscevamo già) e abbiamo ottenuto molte risposte che ci aspettavamo:

  • per incontrare gli amici
  • per la pizza
  • perché «boh»
  • per non fare niente (testuale)
  • per istruirmi (altettanto testuale)

Ogni risposta è stata buona, perché ha permesso di iniziare a capire come faremo catechismo nei prossimi mesi: non si tratta più di "imparare" nel senso di dover memorizzare cose - la preparazione ai sacramenti spesso è vissuta come un susseguirsi di cose da imparare - ma nel senso di chiederci e capire il perché delle cose.

Abbiamo parlato di che cosa significa essere passati da bambini a preadolescenti, e giunti alla conclusione che significa diventare finalmente, almeno un po', «grandi», poter fare alcune scelte, poter prendere qualche decisione, poter puntare finalmente in "quasi autonomia" a quello che vogliamo.

Di qui, ci siamo spostati a chiederci: ok, possiamo cercare di ottenere quelle che vogliamo... Ma che cosa vogliamo? Che cosa ci serve per rendere bella la nostra vita?

Le risposte, che abbiamo raccolto e scritto su quel residuato bellico di lavagna che abbiamo, dicono che è per avere una bella vita occorre:

  • gli amici
  • poter vivere come voglio e non come vogliono i miei genitori
  • i soldi
  • avere una casa mia
  • avere un lavoro che mi piace
  • Simone M* (che piace tanto a una delle ragazze che abbiamo in gruppo)
  • Giulia P* (che piace tanto a uno dei ragazzi che abbiamo in gruppo)
  • Essere un atleta professionista
  • Niente scuola
  • Andare su Marte o sulla Luna

Qui ci siamo fermati, e da qui ripartiamo la prossima volta.

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02. Un tesoro di nome vita (seconda parte)

Incontro del 24 ottobre 2014

Al di là di un inizio un po' tormentato (abbiamo per esempio scoperto che uno, presente all'incontro precedente, s'era iscritto al catechismo per sbaglio. Giuro) siamo ripartiti esattamente da dove avevamo concluso, ossia l'elenco delle cose che - immaginiamo - ci renderebbero felice la vita.

Da qui, abbiamo iniziato a riflettere un po', chiedendoci: che cosa hanno in comune tutte queste cose? E la risposta è stata che tutte queste cose servono a darci una certa sicurezza.

L'obiettivo di tutti - abbiamo riconosciuto - è avere una bella posizione, un bel lavoro, una certa sicurezza, anche economica (non eccessiva, hanno convenuto tutti: basta avere il denaro necessario per mangiare, vestirsi, pagare le spese di casa e togliersi qualche sfizio); e, perché no?, una famiglia, qualcuno cui voler bene, come le persone citate nell'elenco testimoniano.

Ma come si fa a ottenere tutto questo? Beh, ovviamente, facendo fatica: per avere un buon lavoro occorre studiare per tanti anni e con impegno; per avere una certa sicurezza economica occorre lavorare con costanza e rinunciando a tante cose che piacerebbe fare, a del tempo libero o da trascorrere con gli amici: altrimenti si diventa "dei poveracci". La questione circa la persona con cui condividere la vita è invece rimasta un po' più fumosa ma, considerando l'età e il grado di maturazione, è solo normale, e comunque siamo arrivati al punto che ci interessava. Insomma, abbiamo capito che per avere quella sicurezza che riteniamo tanto importante dobbiamo anche faticare tanto.

Ma ne vale la pena? Beh... siamo ragazzi di 12 anni, come facciamo a saperlo? Magari chiedendolo a chi, invece che all'inizio della propria vita, si trova alla fine. Abbiamo così letto il componimento attribuito a tale Nadine Stair, presunta donna di 85 anni che fa un bilancio della sua vita. Anche se sappiamo che l'attribuzione è quantomeno dubbia, riconosciamo che, a pensarci bene, sono riflessioni che altre persone, arrivate a un certo punto della loro vita, hanno fatto. Ecco qui il testo:

Se potessi rivivere la mia vita,
cercherei di commettere più “errori”
la prossima volta.

Mi rilasserei,
sarei più pazza,
sfrutterei più occasioni,
farei molti più viaggi,
scalerei montagne,
attraverserei fiumi
e ammirerei più tramonti.

Avrei molti più problemi reali
e meno problemi astratti.

Sono stata
una di quelle persone pigre
che non andava da nessuna parte
senza un termometro,
la borsa dell’acqua calda,
l’impermeabile…

Se dovessi ricominciare da capo,
viaggerei con meno bagagli,
meno peso rispetto a un tempo.

Camminerei scalza a primavera,
saluterei molta più gente,
raccoglierei fiori
e danzerei più spesso.

Se dovessi rifare tutto da capo.
Ma, come vedi, non è così.

Quello che ha colpito i più è come questa donna non abbia dato importanza al duro lavoro, alla buona posizione, alla sicurezza economica: tutte quelle cose che il mondo ci fa credere che sono tanto importanti. Invece, ha dato importanza alla capacità di assaporare la vita.

A questo punto qualcuno, giunto oggi per la prima volta nel nostro gruppo e guidato da un istinto che nemmeno lui ha capito, ha fatto notare che nell'elenco che avevamo stilato la volta precedente manca una cosa: Dio.
Ma che ce ne facciamo di Dio? «Ci illumina il cammino» ha risposto qualcuno, senza sapere bene che cosa ciò significhi. Qualcun altro, più concreto, ha riflettuto sul fatto che, se ci troviamo a catechismo, Dio in qualche modo ci dovrà entrare. Solo che non sappiamo in che modo.

La risposta l'abbiamo trovata in un piccolo brano di Vangelo che, per inciso, ha risposto anche alla domanda che ci siamo posti all'inizio, ossia: ma noi, che veniamo qui (qui a catechismo, cioè) a fare?

Non preoccupatevi dunque dicendo: «Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?». Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno. Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.

Noi siamo qui perché quel Gesù nel nome del quale siamo stati battezzati ci ha fatto una promessa. Ci ha promesso che solo seguendolo, incontrandolo, vivendo con lui la nostra vita sarà davvero felice. Tutte le cose per le quali il mondo ci fa preoccupare, quelle che ci danno la sicurezza che ci pareva tanto importante all'inizio, sono già nel conto: Dio lo sa che ne abbiamo bisogno. E non ci lascerà per strada.
Allora siamo qui per capire come si fa a realizzare questa promessa di una vita bella e felice. Perché, se è vera, allora non serve nient'altro.

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03. La vita è...

Il materiale per questo secondo incontro, poverino, è un figlio di nessuno.

Nel senso che è stato preparato, ma non utilizzato il giorno in cui ciò sarebbe dovuto succedere; la volta successiva, poi, abbiamo deciso di passare direttamente al terzo, e quindi probabilmente non lo sarà mai.

In ogni caso, eccolo qui.

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04. Wanted: Dio

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05. Il Dio del primo passo

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06. Dio ti vuole santo!

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07. Perfetta letizia

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08. Storia, non leggenda

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09. Trans... che?

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10. Essere cristiani... ma a che serve?

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11. La terza faccia della medaglia

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12. Schiavi?

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13. Vuoi guarire?

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14. Parolacce Moderne/Introduzione

Incontro del 17 aprile 2014

L'idea di partenza è che, come cristiani che cercano di capire che cosa c'entri Gesù con noi, siamo presi tra due fuochi. Da un lato c'è la Chiesa, la Comunità di chi crede in Gesù, che dovrebbe dimostrarci perché sia conveniente, per noi, fidarci delle Sue promesse.
E dall'altra c'è il mondo, con le sue sirene e il suo messaggio schizofrenico. Perché "schizofrenico"? Perché da un lato non fa che ripeterci: "Pensa con la tua testa, non dar retta a nessuno!". E dall'altro ci sussurra mellifluo: "Per pensare con la tua testa, l'unico modo è pensare questa cosa, quest'altra cosa e quest'altra ancora".

"Ma noi non siamo così fessi da cascare in promesse così contraddittorie!" mi obiettano - sempre - i ragazzi! Noi siamo furbi!
"Davvero? In realtà, siete dei fessi" - rispondo io - "perché siete abituati a essere sbrigativi e, fiduciosi nella vostra superiorità, vi fate fregare facilmente come dei polli". La dimostrazione? Il test "Esercitazione in tre minuti" che tutti, immancabilmente falliscono.

Perché per scoprire che cosa vale davvero è necessario andare a fondo, perderci del tempo, e guardare oltre le apparenze, pratica che significa anche capire il vero significato delle parole.

Il mondo ha preso alcune parole belle e le ha trasformate in parolacce, cambiandone il significato e, così facendo, cambiando il modo di pensare delle persone. Perché chi controlla il linguaggio controlla il pensiero. Così nei prossimi incontri vedremo alcune di queste "parolacce moderne".

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