Quel folle Giubileo (piccolo excursus sul calendario ebraico) - 1

Quel folle GiubileoQuanto segue viene dagli appunti presi durante una lezione di don Gianantonio Borgonovo, tanti anni fa, e naturalmente non sono stati rivisti dall'autore. Ma credo di averli presi con una certa precisione. 

 

Introduzione

Ci sono informazioni che prendiamo per buone. Che sappiamo, che ripetiamo, ma che non conosciamo: se infatti ci pensassimo su, scopriremmo che - prese nel modo in cui pensiamo di conoscerle - non hanno senso. Eppure probabilmente da qualche parte il senso deve esserci, se vengono ripetute così da tanto tempo e nessuno ha trovato da ridire.
Quindi le sappiamo - siamo a conoscenza dell'informazione - ma non le conosciamo - non sappiamo renderne ragione, perché non ci abbiamo mai pensato. E in questa noncuranza sta buona parte dell'indifferenza verso il cristianesimo: non si sa che cosa davvero sia, o da dove venga.

 

Questa introduzione può sembrare un po' convoluta, ma si chiarisce con un esempio.

Prendiamo il Giubileo, così com'è stato istituito in base a quanto scritto nel libro del Levitico, al capitolo 25, insieme all'anno sabbatico. Due interi anni (uno ogni sette, l'altro ogni cinquanta) in cui, per legge divina, non si può lavorare la terra. E quindi si muore di fame.

Dato che però il popolo di Israele, con tutta evidenza, non è morto di fame nel tentativo eroico di rispettare una legge che impone di non lavorare per un intero anno, è evidente che c'è qualcosa che non torna. E questo qualcosa che non torna è il computo degli anni, che seguiva un calendario particolare.

 

L'anno sabbatico e l'anno giubilare

Il calendario secondo il quale si computano gli anni come indicato nel libro del Levitico è un calendario elaborato dopo l'esilio babilonese e che resta in vigore fino alla rivoluzione ellenistica (167 – 164 a.C., anno della rivolta maccabaica), quando venne introdotto il cosiddetto calendario ellenistico.

Questo primo calendario, che resta in vigore a Qumran fino al 68 dC, è un calendario liturgico perfetto, detto dei sabati, in quanto permette al sabato di non essere mai in coincidenza con le altre feste.

Si compone di 364 giorni, divisi in quattro periodi di 91 giorni, a loro volta composti da 4 trimestri, ciascuno lungo 30 giorni più un giorno intercalare: (30x3)+1=91.

In questo calendario ci sono dunque esattamente 52 settimane. Lo schema di ogni trimestre è fisso, con il 1° mese che comincia sempre il 4° giorno. La tabella qui sotto illustra il funzionamento di detto calendario (sono indicati soltanto i 30 giorni del primo mese del trimestre; andando avanti nel conto ci si trova, alla fine del 3° mese, al secondo giorno della settimana. Si aggiunge il giorno intercalare ed ecco che il primo giorno del primo mese del trimestre successivo cadrà nel quarto giorno della settimana, e il ciclo ricomincerà).

 

3° mese     1° mese   2° mese  
I II III IV V VI VII (sabato)
      1 2 3 4
5 6 7 8 9 10 11
12 13 14 15 16 17 18
19 20 21 22 23 24 25
26 27 28 29 30    

 

Il problema del calendario dei sabati è che per restare in pari con l'anno solare manca più di un giorno. Gli ebrei lo sapevano, e per questo motivo introdussero dei correttivi.

A questo punto occorre procedere un po' per ipotesi, perché la descrizione del calendario antico non ci è pervenuta nei dettagli; tuttavia ci sono sufficienti indicazioni nel Libro dei Giubilei, e altre in alcuni frammenti ritrovati a Qumran. Le ipotesi che si possono elaborare a partire da queste fonti si adattano perfettamente ai fatti e risolvono i problemi di datazione e di differenze con il calendario ellenistico (come la data della Pasqua nell'anno della morte di Gesù).

Dunque, procediamo vedendo quali siano i correttivi introdotti.

- Ogni 7 anni venivano recuperati 7 giorni dopo lo Yom Kippur (Giorno dell'Espiazione): è questo il periodo denominato “anno sabbatico” (che è il 7° anno), composto, per così dire, da “tutti sabati”. Non un intero anno di 364 giorni, quindi, ma un "anno" di soli sette giorni.

- Il 49° anno, oltre ai 7 giorni dell'anno sabbatico, venivano aggiunti altri 11 giorni recuperando in questo modo le "frazioni": infatti l'anno solare dura 365 giorni e una manciata di ore. E questo periodo, di 7 + 11 giorni, era il 50° anno, l'Anno Giubilare.

In sostanza, gli ebrei non restavano a guardare i campi divenire incolti per un anno ogni sette (e ogni 50). Lo facevano soltanto per 7 giorni ogni 7 anni, e per altri 11 giorni (18 giorni in totale) ogni 49 anni. È questo il motivo di una legislazione (quella di Levitico 25) altrimenti folle.

 

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Quel folle Giubileo (piccolo excursus sul calendario ebraico) - 2

CrocifissioneNella prima parte abbiamo scoperto come il calendario ebraico postesilico dei sabati - ancora in uso per lo meno a Qumran al tempo di Gesù, quando tuttavia il calendario generalmente seguito era ormai quello lunisolare ellenistico - permetta di risolvere alcuni problemi che, altrimenti, forse sarebbero semplicemente scartati come una delle tante illogicità della Bibbia. Invece la Bibiba non è illogica: soltanto, specie nel Primo Testamento, fa riferimento a pratiche, usanze e anche conoscenze che un tempo erano comuni (quantomeno per il popolo ebraico) e ora non lo sono più.

Continuando a esaminare il calendario dei sabati, illustrato nella prima parte e che - ricordiamo - era un calendario liturgico perfetto, si notano altre cose interessanti.

Sappiamo per esempio che la Pasqua cadeva il 14 di Nisan (o Nissan, ma evitiamo di confonderci con certe famose case automobilistiche); il nome del mese è anch'esso derivato da quelli assegnati ai mesi nel calendario postesilico, che erano:

Adar, Nisan, Iyar, Sivan, Tamux, Av, Elul, Tishrey, Cheshvan, Kislev, Tevet, Shvat1.

Il giorno 14 del mese di Nisan (secondo mese) cade sempre di giovedì (quinto giorno della settimana).

Ora noi sappiamo che Gesù è stato crocifisso di venerdì, e che i cadaveri dei crocifissi dovevano essere rimossi presto, quel giorno, prima che iniziasse il sabato. Non solo per via del sabato, ma perché «quel sabato era un giorno solenne» (Gv 19,31). Probabilmente - dicono i commentatori - il sabato era «solenne» perché in quell'anno la Pasqua ebraica cadeva di sabato. (Diciamo "probabilmente" perché non c'è accordo assoluto sull'anno della morte e risurrezione di Gesù; tuttavia, se - come pare quasi certo - stiamo parlando del 30 dC, allora la Pasqua ebraica effettivamente cadeva di sabato).

Ma di che Pasqua stiamo parlando? Di quella computata secondo il calendario ellenistico, non di quella computata secondo il calendario postesilico (o dei sabati): in quest'ultimo, infatti, cadeva per forza di giovedì, come abbiamo appena visto.

Che cos'altro accadde al giovedì di quella settimana? Come sappiamo dai Vangeli, è il giorno dell'Ultima Cena. Nella notte di quel giorno e nelle prime ore del giorno seguente avverranno il tradimento, l'arresto e il processo, fino alla crocifissione alle 9.00 del Venerdì.

Tutto ciò ci porta a una conclusione interessante. L'Ultima Cena, che ha evidentemente certe caratteristiche pasquali, soprattutto per come è raccontata nel Vangelo di Giovanni, è davvero una cena di Pasqua: una Pasqua calcolata secondo il calendario dei sabati il quale, come abbiamo detto, era usato ancora dagli Esseni (la setta di Qumran). E se è vero che il Cenacolo si trovava nel quartiere esseno di Gerusalemme (parrebbe indicato nei Vangeli dal fatto che gli apostoli inviati a preparare trovano un uomo che porta l'acqua, e non una donna, come sarebbe normale: tra gli Esseni infatti non c'erano donne) allora possiamo pensare che Gesù avesse dei contatti con gli Esseni, che presso di loro avesse trovato una sala in cui essere ospitato per la cena, e fors'anche che seguisse il loro calendario, che è poi l'antico calendario dei sabati.

C'è di più.

Il calendario postesilico pone la scelta degli agnelli da sacrificare per la Pasqua al lunedì di quella settimana, giorno 10 del mese di Nisan.

Stando alla Didascalia, proprio il lunedì della settimana della Passione i sacerdoti hanno deciso di far morire Gesù. Senza saperlo, hanno adempiuto al loro dovere: hanno scelto l'Agnello da sacrificare.

 

Note:

1Chi conosce il calendario lunisolare ellenistico noterà che manca il mese intercalare di Ve-Adar, che nel calendario postesilico non esiste, per la struttura stessa di questo.
Inoltre, mentre il calendario ellenistico pone l'inizio dell'anno a Tishrey, quello postesilico fa iniziare l'anno religioso ad Adar (mentre, con buona probabilità, quello tributario iniziava a Nisan).
Si sa infine che il calendario esseno, che è poi quello dei sabati, è stato dimenticato dopo la distruzione del Tempio: tutto ciò ha portato alla confusione sulla data dell'Ultima Cena.