5. Discese agli inferi e resuscitò da morte

Gesù è veramente morto sulla croce, ma l'ultima parola di Dio Padre sulla storia degli uomini è di vita e non di morte. La risurrezione, risposta del Padre alla Croce del Figlio, è l'inizio dell'eliminazione di ogni dolore.

Dice S. Paolo: «Se Cristo non è risorto, allora vana è la nostra predicazione e vana è la vostra fede». Il segno della croce ha avuto tanta diffusione perché è diventato simbolo di salvezza e di vittoria nel momento della risurrezione. Essa conferisce significato alla vita e alla morte di Gesù; è il nucleo, il pilastro portante della fede cristiana.

 

Risurrezione fatto storico

 

Per svuotare di significato la risurrezione di Gesù sono state proposte varie teorie.

La teoria della frode (i discepoli hanno fatto sparire il corpo di Gesù e inventato la frottola della risurrezione); la teoria della sottrazione (il cadavere di Gesù è inspiegabilmente sparito, e si è pensato allora alla risurrezione); la teoria della morte apparente (Gesù è stato seppellito in una situazione di “coma profondo” da cui si sarebbe poi risvegliato); la teoria delle visioni allucinatorie (le apparizioni sono tutte visioni immaginarie).

 

Tutti e quattro i vangeli riferiscono che la domenica mattina dopo il venerdì in cui Gesù era morto la sua tomba fu trovata vuota; la scoperta fu fatta per prima da una delle donne che l'avevano seguito, Maria di Magdala, da sola o in compagnia delle altre. Luca aggiunge che la scoperta venne controllata. Giovanni indichi chi sono i controllori: Pietro e un altro discepolo, che «videro e credettero». La vicenda è narrata con il drammatico realismo in cui questo scrittore eccelle. Ha tutta l'aria di quell'esperienza di prima mano che noi vorremmo.

In ogni caso, l'accento viene subito posto sulla testimonianza secondo la quale Gesù era stato «visto» vivente dopo la sua morte da parecchi dei suoi seguaci, e qui siamo su un terreno piuttosto solido. Possiamo iniziare dalla più antica esposizione dei fatti di cui siamo a conoscenza, che ci riporta un bel po' indietro rispetto ai vangeli. Viene citata in una delle lettere di Paolo, circa 25 anni dopo la morte di Gesù. Egli afferma che nella tradizione da lui ricevuta, circa vent'anni prima, erano contenute queste proposizioni: «Che Cristo morì; che fu sepolto; che risuscitò il terzo giorno; e che apparve a Cefa e poi ai Dodici. In seguito apparve a più di 500 fratelli in una sola volta, e la maggior parte vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a Giacomo e quindi a tutti gli apostoli». Su questi fatti, dice Paolo, concordano tutti i predicatori cristiani. Paolo tiene in gran conto questo consenso: infatti, se qualcuno ha dei dubbi può benissimo interrogare le persone da lui nominate, tra cui Pietro e Giacomo.

Paolo li conosceva bene, avendoli incontrati entrambi e avendo trascorso quindici giorni con Pietro pochi anni dopo la crocifissione di Gesù, non più di sette anni dopo, forse appena quattro.

Questi uomini avevano vissuto qualcosa, che essi potevano descrivere solamente dicendo di «aver visto il Signore». Non è un'“esperienza cristiana” generalizzata, ma una serie particolare di episodi compresi in un periodo di tempo limitato.

 

Tra la morte di Gesù e la nascita del cristianesimo deve esserci stato qualcosa capace di trasformare la tragica conclusione della morte in croce. I discepoli hanno avuto un’esperienza molto chiara e intensa di questo “qualcosa”, se hanno mutato il loro atteggiamento. Deve essere stata un’esperienza tanto intensa quanto intensa è stata quella della croce: altrimenti non sarebbe stato possibile trasformare la croce da “maledizione” e “fallimento” in strumento di salvezza.

 

Il significato della risurrezione

 

La risurrezione è la risposta di Dio all’ingiustizia umana che ha condannato Gesù. Dio sta dalla parte del debole e di chi fa della propria vita un totale dono d’amore agli altri. Con la risurrezione Gesù siede «alla destra di Dio». È un’immagine presa dagli antichi usi delle corti regali orientali: alla destra del re c’è colui che ha il potere più grande. Gesù è entrato nel mondo divino secondo un rapporto di intimità, partecipa alla dignità del Padre ed è associato al suo potere sull’universo.

 

Gesù è risorto non come Lazzaro. Lazzaro, tornato in vita, era ancora sotto il potere della morte. Gesù è invece passato a un nuovo modo di esistere. «Risurrezione corporea significa che l’intera persona di Gesù si trova definitivamente presso Dio... È in mezzo a noi in modo nuovo» (Kasper). La risurrezione è quindi rivelazione di Gesù.

Ciò che è avvenuto in Gesù risorto è per noi un segno anticipatore, ci indica la meta del nostro cammino e illumina il presente della nostra storia. La risurrezione è rivelazione dell’uomo.

Così, la morte e la sofferenza cessano di essere un assurdo: c’è qualcosa che li supera, non sono la fine della vita.

Così, è possibile sperare. Speranza come impegno attivo. «La risurrezione è l’espressione permanente dell’impegno irrevocabile di Dio con noi. Credere alla risurrezione non significa credere in una cosa, ma credere a qualcuno che opera in noi e per noi con un potere immenso».

Con questo impegno l’uomo prepara e attende la nuova venuta di Gesù, con la quale si concluderà la storia umana e comincerà la vita eterna. Questa nuova venuta è un giudizio: tutti gli uomini saranno giudicati sulla conformità o difformità nei confronti di Gesù. Dal capitolo 25 di Matteo risulta che saremo giudicati sull’amore.

 

L'uomo di fronte alla morte

 

Alla tua età non si pensa certamente a morire. Ma perché morire? Dio ci ha creato per la vita o per la morte?

 

«Quando penso alla morte, mi sembra inutile vivere. Perché studiare e lavorare tutta la vita, se poi si deve morire? Quando sappiamo qualcosa, quando abbiamo lavorato e siamo capaci di altro lavoro, ci tocca morire». (Monica, 15 anni)

 

«Ciò che mi fa paura non è tanto la morte, ma ciò che segue la morte. Ce ne sarà di noi dopo la morte? Perché vivere, se poi devo scomparire?». (F. Dostoevskij, “I fratelli Karamazov”)

 

La risposta della fede cristiana è: risorgeremo con Cristo

 

La certezza dei cristiani nella vita futura si fonda sulla fede in Gesù Cristo risorto da morte. San Paolo lo ricorda con insistenza ai primi cristiani: «Perché piangete e siete tristi, come quelli che non hanno speranza? Come crediamo che Gesù è morto ed è risuscitato così anche quelli che si sono addormentati nella morte Dio li risusciterà». (1 Tess 4, 13 – 14)

 

Qual è l’oggetto della speranza cristiana? Nella speranza noi attendiamo l’incontro aperto con il Signore Gesù, la visione di Dio e la pienezza della vita eterna. «Ora vediamo come in uno specchio, in modo confuso; ma allora vedremo a faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto», dice San Paolo.

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