Prima parte: Un cambio di prospettiva

Il materiale degli incontri fino a Natale.

01. Sai dove stai andando?

Sai dove stai andando?

 

Introduzione

Quest'incontro ci ha tenuti occupati per due sabati (il 10 e il 17 ottobre). Abbiamo aperto facendo a bruciapelo l'Esercitazione in tre minuti, che ha fregato tutti quanti e ci ha dato qualcosa su cui discutere animatamente. La chiave di lettura sta, ovviamente, nella scheda, che ha concluso l'incontro.

Chiave di lettura

La domanda, in sé, è molto semplice: ma noi perché ci prendiamo la fatica di essere cristiani? Che cosa ci guadagniamo a fare tutte quelle cose che facciamo, compreso andare a catechismo e a messa? E, se non ci guadagniamo niente, perché mai le facciamo? Siamo più fessi degli altri (che in effetti spesso pensano proprio questo di noi)?

Ci sono molte cose che facciamo solo perché ci vengono dette, istruzioni che eseguiamo supinamente perché ci vengono proposte da qualcuno "che ha autorità". È per questo che un trucchetto semplice come quello dell'Esercitazione da farsi in tre minuti ci frega.

Se i cristiani fanno quello che fanno una motivazione c'è: è perché la loro vita migliora. Diventa più felice. Vivono da beati, anche se visti da fuori seguono una logica apparentemente incomprensibile.

Hanno capito e provato che quello che hanno o quello che possono diventare o conquistare o comprare o ottenere non basta loro per essere felici. Hanno bisogno di qualcos'altro, di Qualcun altro. E quando si lasciano incontrare da questo Qualcuno, non stanno più nella pelle dalla voglia di comunicarlo agli altri. Che, per inciso, è il motivo per cui facciamo catechismo.


Testo della scheda

Citazione

«I valori, le virtù, l'esser buoni, hanno come condizione una grande felicità.
Bisogna essere molto felici per provare a essere buoni.
Non si può rimanere a lungo tristi senza diventare cattivi»
(forse) don Giussani

Mt 5, 3-12

«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.
Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi».

Il paese fatato

Viviamo in un paese fatato.

Possiamo molto di più dei re e dei maghi delle fiabe. Ognuno ha il suo cavallo metallico più veloce del migliore purosangue; mangiamo cibi che i nobili e i ricchi delle epoche passate non si sognavano. Torme di servi invisibili ci lavano i piatti, ci puliscono la casa, e i migliori attori del mondo si esibiscono per noi mentre stiamo comodamente sdraiati su morbidi divani. Viviamo a lungo, fino ad età che in altri tempi sarebbero state leggendarie, e in buona salute, con denti in grado di masticare ed occhi capaci di vedere. Abbiamo conoscenze che i saggi e i sapienti dell'antichità non sognavano neanche.
Eppure non siamo felici.
Qualcosa ci manca, ci sfugge sempre, è sempre un passo più in là.
Un giorno contempleremo pianeti e galassie dalle nostre finestre, e forse vivremo vite così lunghe che le nostre attuali ci sembreranno quelle di effimere farfalle. Ma quello che vorremo afferrare sarà sempre un passo più avanti, là dove le nostre corte dita non riusciranno a raggiungere.


Anteprima delle schede

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Esercitazione in tre minuti
 

02. Ricordati di tutto il cammino...

Introduzione

Incontro del 24 ottobre.

Ogni tanto torniamo agli incontri-tipo del catechismo: un testo, una discussione, qualche domanda o roba del genere. Non sarà il massimo, ma non è che faccia male, alla fine...
Per inciso, ad ogni modo, questo è uno di quegli incontri che sostituirei in blocco, dovessi riutilizzare questo percorso.

Chiave di lettura

Fin dalla terza elementare, sappiamo che Dio ha un progetto su di noi: un progetto che mira alla nostra felicità, a darci una vita che sia «il centuplo quaggiù» e, in aggiunta, la vita eterna.

Ma come facciamo a saperlo? Che cosa ci parla di Dio?

È la nostra storia stessa a farlo: è quel "qualcosa in più" che fa sballare i conti il segno discreto dell'azione di Dio verso di noi.

Dio non ci impone un progetto, ma lo propone: è importante, quindi, che noi abbiamo le idee chiare su quello che vorremmo nella nostra vita, e capire se siamo disposti a fidarci di Dio che ci promette un progetto, magari diverso da quello che avevamo in mente, ma che mira solo a darci una vita piena di gioia.


Testo della scheda

Citazione

«Dovrei pensare che la mia fede non sia vera solo perchè non la vedo?
Ma io sono sicurissimo di avere la cistifellea, anche se non l'ho mai vista»
Matteo Salvatti

Una lieve imprecisione

Ciò che esiste, agisce.

Se chiedete ad uno scienziato perché dobbiamo ipotizzare l'esistenza di cose che non vediamo, egli vi dirà che accadono delle cose che, se quelle realtà non esistessero, non accadrebbero.
Così, se un asteroide devia la sua rotta, io posso ipotizzare che sia intervenuta una forza di tipo gravitazionale e che quindi nello spazio adiacente c'è una massa. Anche se non la vedessi, saprei che c'è, e continuerei a cercarla con il telescopio.
Qualcosa che non si vede e che non agisce in alcun modo come posso affermare che esiste?

Così, tutta la realtà di Dio si gioca in questa questione: ci sono fatti che senza Dio non accadrebbero? Ci sono situazioni in cui il risultato è superiore alla somma dei fattori?
Allora, chi non vuole credere dice che la somma è giusta; si può spiegare tutto benissimo: i miracoli con l'imbroglio o la suggestione o qualcosa che la scienza capirà a tempo debito; la santità con la generosità umana, l'altruismo, il desiderio di apparire e il business dei media; i segni con le coincidenze...

Prendiamo Madre Teresa. C'è chi dice che non curava abbastanza gli ammalati (Christopher Hitchens) c'è chi dice che era piena di sè e arrogante (Paolo Villaggio), c'è chi dice che così ha fatto i soldi (tanti soldi), c'è chi dice che così è diventata famosa ed ha potuto curarsi in America...
Tuttavia nessuna delle mie alunne che sognano di diventare famose pensa di fare come lei: preferiscono diventare famose facendo le veline o partecipando al Grande Fratello. Nessun giornalista o attore si è dedicato più di lei ai lebbrosi e ai moribondi (eccettuati i governi). Nessuno ha deciso di provare a fare i soldi diventando missionario della carità.

Insomma, si può spiegare in tanti modi, ma il risultato è un po' più grande delle spiegazioni.

Ho preso un esempio esagerato. Di solito, è davvero una lieve imprecisione. Una lieve eccedenza del risultato sulla somma degli elementi in gioco. Un qualcosina di più, che non ci dovrebbe essere.
Per questo, la fede chiede un grande realismo. Chi calcola all'ingrosso, all'incirca, secondo la legge di Murphy sulla meccanica di precisione (misura con il micrometro, segna con il gessetto, taglia con un'ascia) rischia di non accorgersi di quella lieve eccedenza del totale sulla sommatoria.

 Per questo la fede richiede umiltà. Quando la gente ti dice "ma come sei brava, ma come parli bene"; quando un amico ti dice che grazie alle tue parole... sarebbe facile nascondere quella lieve imprecisione, far tornare i conti con una sopravvalutazione della propria capacità.

Capite: quel bambino era così normale... ma i Magi... i pastori... la stella... l'agitazione di Erode.
Una eccedenza. Una forza nuova che entrava nel gioco.

Riflessione

Prova a scrivere cinque "ingredienti" che vorresti ci fossero nel progetto di Dio sulla tua vita.

Se Dio ti chiedesse un aiuto per procurarti quegli ingredienti, che cosa saresti disposto a fare per averli?

Prova a scrivere il nome di alcune persone che ti piacerebbe scegliere come modelli.


Anteprima delle schede

NB: nella scheda manca per errore proprio la parte finale del "testo" (al momento non mi viene un termine migliore). Accortomi solo al momento dell'incontro, per completezza l'ho inserito nella scheda dell'incontro successivo. Qui sopra, invece, il testo è riportato nella sua interezza.

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03. L'amico di Dio

Abramo, l'amico di DioIntroduzione

Incontro del 31 ottobre e 7 novembre.

Chiave di lettura

La Bibbia, Parola di Dio, ci mostra il modo in cui Dio è intervenuto per manifestare al mondo il suo progetto, quello di cui parlavamo nell'incontro scorso.

Per questo ha cercato la collaborazione di alcuni uomini che liberamente scegliessero di fidarsi di lui e di "dargli retta".

Il primo che vediamo di questi uomini è Abramo, al quale Dio fa una promessa: l'amicizia tra Dio e Abramo porterà il patriarca nomade a dare una terra al popolo che da lui nascerà.

Eppure, quando muore Abramo sembra non avere nulla di quanto promesso: solo una tomba - pagata anche cara - e un unico figlio al quale affidare la Promessa (gli altri li invia lontano).

Eppure Abramo muore «in felice canizie, vecchio e sazio di giorni» (Gen 25,8).

Abramo sa che Dio ha mantenuto la promessa: ha un figlio, avuto da sua moglie che era sterile, che, per la mentalità ebraica del tempo, è una "garanzia d'immortalità"; Abramo ha raggiunto lo "scopo" della sua vita di patriarca. La sua fede in Dio, poi, gli assicura che da questo unico figlio discenderà il grande popolo che Dio stesso gli ha promesso. Muore felice, perché la sua vita gli ha mostrato che Dio mantiene sempre le promesse che fa, nel modo migliore per i suoi figli.

Abramo sa che Dio costruisce con pazienza, ha imparato che da un piccolo inizio sa trarre un grande destino per i suoi figli: quindi il sepolcro che ora è in possesso della sua famiglia è l'avverarsi della promessa; anche qui la sua fiducia (per questo parliamo sempre della grande fede di Abramo), basata sulla lunga amicizia che nella sua vita ha sviluppato con Dio, gli dice che questo è il modo migliore perché la promessa si avveri. E per questo muore felice.

Dopotutto, noi siamo qui a testimoniarsi l'avverarsi di quella promessa, in una maniera che Abramo non avrebbe forse mai previsto.


Testo della scheda

Citazione

«A che mi serve un amico che annuisce quando io annuisco e nega quando io scuoto il capo?
La mia ombra lo fa molto meglio»
Gilbert Keith Chesterton

Dt 4, 32. 34 - 40

Interroga pure i tempi antichi, che furono prima di te: dal giorno in cui Dio creò l'uomo sulla terra e da un'estremità dei cieli all'altra, vi fu mai cosa grande come questa e si udì mai cosa simile a questa? O ha mai tentato un dio di andare a scegliersi una nazione in mezzo a un'altra con prove, segni, prodigi e battaglie, con mano potente e braccio teso e grandi terrori, come fece per voi il Signore vostro Dio in Egitto, sotto i vostri occhi?

Dal cielo ti ha fatto udire la sua voce per educarti; sulla terra ti ha mostrato il suo grande fuoco e tu hai udito le sue parole di mezzo al fuoco.

Perché ha amato i tuoi padri, ha scelto la loro posterità e ti ha fatto uscire dall'Egitto con la sua stessa presenza e con grande potenza.

Osserva dunque le sue leggi e i suoi comandi che oggi ti dò, perché sia felice tu e i tuoi figli dopo di te e perché tu resti a lungo nel paese che il Signore tuo Dio ti dà per sempre».

Riflessione

Prova a dare un voto da 1 a 10 a queste definizioni di amicizia.

___ Saper guardare e accogliere l'altro quando è triste e quando è felice.

___ Pregare insieme.

___ Rendersi utili al momento del bisogno.

___ Cercare insieme la verità.

___ Chiedere e dare perdono.

___ Fare il possibile per essere e rendere felice.

___ Non avere segreti.

___ Avere una fiducia cieca l'uno nell'altro.

___ Dare prima che pretendere di ricevere.

___ Sognare insieme.

___ Rinunciare a sé stessi per l'altro.


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04. Liberi da che?

Introduzione

Incontro del 21 novembre e 5 dicembre

Chiave di lettura

Se chiediamo a qualcuno di dare un appellativo a Mosè, nella maggior parte dei casi questo sarà "il liberatore".

Certo, sanno tutti che Mosè ha liberato Israele dalla schiavitù fisica cui era sottoposto in Egitto; ma Mosè è importante anche - e forse più - per un'altra liberazione.

Con Mosè, il popolo di Israele ottiene la Legge di Dio, le Dieci Parole: non una legge che rende schiavi, ma una legge che rende liberi. Liberi dai falsi dèi i cui sacerdoti impongono regole e codici minuziosi, liberi dal bisogno di accumulare tesori, liberi dalla "necessità" di sopraffare gli altri, perché Dio si è rivelato come colui che si prende cura del suo popolo, che ama.

Dio, attraverso Mosè, ha liberato Israele dall'idea di un Dio lontano, capriccioso e infantile e gli ha mostrato com' è veramente: un Dio che ama le sue creature fino alla gelosia, un Dio da incontrare di persona.

Noi, a decine di secoli di distanza, ancora forse non sappiamo bene che cosa sia la libertà. Anche noi ci rendiamo schiavi volontari del nostro desiderio di primeggiare sugli altri, di possedere più cose, di schiacciare l'altro visto come nemico.

Un esempio?

 Basta lasciare una manciata di M&M's, appoggiati su un fazzoletto di carta, nella stanza in cui stiamo per tenere l'incontro, fare entrare i ragazzi mentre noi restiamo fuori, arrivare con un leggero ritardo e vedere quanti M&M's siano rimasti sul fazzoletto.

Da noi, sono spariti tutti.

Perché, se nessuno guarda, possiamo fare quello che vogliamo: è questo che pensiamo che sia la libertà.

Non sapevano da dove venissero gli M&M's né da quanto tempo fossero lì né il perché fossero lì né a chi appartenessero: prima li hanno mangiati, poi si sono chiesti il perché. Perché l'importante è che io mi procuri il mio piacere, e poi, semmai, mi faccia delle domande; anche a scapito degli altri, se non c'è nessuno che possa provare il mio torto. E dire che pensano di non essere liberi perché i genitori li obbligano ad andare a scuola (per non parlare del catechismo)...

(per giustizia, occorre dire che in due hanno chiesto se gli M&M's fossero a nostra disposizione. Due su quindici non è forse un gran primato, e mentre questi chiedevano gli altri spazzolavano le caramelle, ma è già qualcosa).


Testo della scheda

Citazione

«La libertà non è fare ciò che si vuole, ma volere ciò che si fa»
(anche) don Gabriele

Non ti dimenticherò mai

Dio, quando "si presenta" a Mosè, si fa subito riconoscere ricordando la promessa fatta e precisando che non se ne è dimenticato, anzi ha intenzione di rinnovarla e portarla a compimento: «Io sono il Dio di Abramo». L'amicizia di Dio non è venuta meno, la sofferenza del popolo in Egitto è la sofferenza di Dio.
«Io sono con te». Mosè affida a Dio le proprie difficoltà e paure. Dio dà il proprio appoggio: quello che Mosè non riuscirà a compiere lo compirà Dio; Mosè deve "soltanto" non tirarsi indietro.
«Dirai agli Israeliti: "IO SONO mi ha mandato a voi"». Dio si rivela a Mosè con il proprio nome: colui che esiste da sempre e per sempre, l'unico Dio. Gli chiede l'impegno di collaborare nel suo progetto di liberazione; ciò che importa non è conoscere chissà che di Dio, ma sapere che Dio c'è, esiste, è presente e si cura non dell'umanità in generale, ma di ogni singola persona, preziosa e amata.

«Io non ti dimenticherò mai. Ecco, sulle palme delle mie mani ti ho disegnato» dice Dio per bocca del profeta Isaia (Is 49, 15b - 16a).

Riflessione

Accogliere il progetto di Dio significa accogliere la libertà donata da Dio e liberarsi dalla schiavitù di quelle cose che sembrano tanto importanti ma che, in realtà, non fanno altro che tenermi legato a loro.

Quali sono le mie schiavitù?

Come faccio a conoscere la volontà di Dio?

Come faccio a superare le mie schiavitù?

Chiesi a Dio...

È una preghiera scritta da Kirk Kilgour, famoso pallavolista rimasto paralizzato nel '76 a seguito di un incidente durante un allenamento. La preghiera è stata letta da lui in persona di fronte al Papa durante il Giubileo dei malati a Roma. Kirk Kilgour, nato nel 1947, è morto nel 2002.

Chiesi a Dio di essere forte per eseguire progetti grandiosi:
Egli mi rese debole per conservarmi nell'umiltà.
Domandai a Dio che mi desse la salute per realizzare grandi imprese:
Egli mi ha dato il dolore per comprenderla meglio.
Gli domandai la ricchezza per possedere tutto:
Mi ha fatto povero per non essere egoista.
Gli domandai il potere perché gli uomini avessero bisogno di me:
Egli mi ha dato l'umiliazione perché io avessi bisogno di loro.
Domandai a Dio tutto per godere la vita:
Mi ha lasciato la vita perché potessi apprezzare tutto.
Signore, non ho ricevuto niente di quello che chiedevo,
ma mi hai dato tutto quello di cui avevo bisogno
e quasi contro la mia volontà.
Le preghiere che non feci furono esaudite.
Sii lodato!
O mio Signore, fra tutti gli uomini nessuno possiede quello che ho io!


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05. Davide, il Re

Introduzione

Incontro del 23 gennaio.

Chiave di lettura

Questo è l'incontro che conclude la prima parte di quest'anno. Per motivi - per così dire - "canterini" lo sviluppo non è stato né armonico né omogeneo come si sperava, ma pazienza.

L'importanza di Davide non è nell'essere stato un grande re. Anche, se vogliamo, ma non è il centro. La sua importanza sta nel suo rapporto con Dio, fatto di affetto e fiducia, ma anche di tradimento e pentimento. Un rapporto filiale.

Ma c'è un passaggio interessante nella vita di Davide. Dopo la conquista di Gerusalemme, Davide vuole costruire una casa per Dio. Pensa ancora che il rapporto con Dio consista nel fare cose per lui, nel fargli dei regali, nell'onorarlo esteriormente. Non solo: sembra pensarlo anche il profeta Natan.

Invece Dio sorprende entrambi: sarà lui a fare qualcosa - qualcos'altro ancora! - per Davide. Gli costruirà una casa, nel senso di una discendenza, che sarà fondamentale non solo per il piccolo regno di Israele, ma per il mondo intero: sarà la casa entro cui Dio stesso si farà uomo, per venire a fare all'uomo un regalo ancora più grande.

 Dio non ci chiede di onorarlo facendo questo e quello, obbedendo a questa e a quella legge e guai a chi sgarra. Si propone invece come nostra guida paterna.

Come l'abbiamo sperimentato? Come abbiamo cercato di capire il modo che ha Dio di guidarci? Facendo un "gioco" (la "passeggiata della fiducia") tratto da Dossier Catechista, la cui spiegazione si trova tra gli allegati.

Qua, invece, vorrei solo aggiungere una cosa: come i due partecipanti al gioco non potevano parlare, così la modalità normale di Dio non è il palesarsi all'uomo (ha troppo rispetto della nostra libertà), eppure ha un modo inequivocabile di riempire la nostra vita di segni per indicarci la strada da percorrere.

È lo Spirito Santo che soffia nella nostra vita e a cui possiamo dare ascolto, se solo lo vogliamo: sarà questo l'argomento della seconda parte dell'anno.


Testo della scheda

Citazione

«La felicità è seguire un Altro»
don Luigi Giussani

Davide, il Re

La Promessa fatta ad Abramo sembra, per Israele, trovare compimento in Davide. Egli non è il primo re (prima di lui c'era Saul) ma viene considerato il più grande per il suo rapporto con Dio: un rapporto fatto di affetto e fiducia, ma anche di tradimento e di pentimento; un rapporto filiale.

Davide inaugura una dinastia dalla quale nascerà il Messia: così gli ha promesso il Signore. Dopo di lui, però, il Regno in quella forma non continuerà per sempre: ci saranno tempi bui per Israele, tempi in cui si dimenticherà di Dio e diverrà preda delle popolazioni confinanti; sarà deportato lontano e potrà tornare quando un Re straniero, Ciro il Grande, si farà strumento inconsapevole dell'amore di Dio e permetterà il ritorno.

Allora Israele attenderà la ricostituzione del Regno e il Messia, l'Unto del Signore che ricreerà un popolo che vivrà in amicizia con Dio. E Dio sorprenderà Israele con il suo Messia: non invierà un uomo, ma egli stesso si farà uomo; non creerà un piccolo regno circondato da nemici, ma verrà a dire che i tempi sono maturi perché la sua amicizia sia per tutti gli uomini, perché l'amore di Dio non è esclusivo, non è solo per i "perfetti". E per questo, ancora una volta, non sarà capito...

Dal secondo Libro di Samuele

Il re disse al profeta Natan: «Vedi, io abito in una casa di cedro, mentre l'arca di Dio sta sotto una tenda». Natan rispose al re: «Va', fa' quanto hai in mente di fare, perché il Signore è con te». Ma quella stessa notte questa parola del Signore fu rivolta a Natan: «Va' e riferisci al mio servo Davide: Dice il Signore: Forse tu mi costruirai una casa, perché io vi abiti? Ma io non ho abitato in una casa da quando ho fatto uscire gli Israeliti dall'Egitto fino ad oggi. Il Signore ti annuncia che farà a te una casa. Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu giacerai con i tuoi padri, io susciterò un discendente dopo di te, uscito dalle tue viscere, e io renderò stabile il suo regno. Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio».


Anteprima della scheda

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La "passeggiata della fiducia"/1
La "passeggiata della fiducia"/2