09. Pietà, Timore di Dio

Introduzione

Incontro del 20 marzo.

Niente mimi, questa volta, ma una "visita" alla nostra chiesa parrocchiale (che è poi quella ritratta di fianco al titolo del sito, sulla linea dell'omonimo incontro de "Lo Spirito e la sposa". Per comodità, riportiamo anche qui la spiegazione della "logica" che sta dietro al progetto della chiesa.

È una chiesa moderna, di cemento armato, persino spoglia. Entrando, partendo dal fondo e avanzando lentamente, cercando di ignorare i quadri appesi di recente e riportando mentalmente il tabernacolo dov'era in origine, sull'altare, diventa chiara l'idea che aveva in mente chi l'ha progettata: tutto punta lì, all'altare, al tabernacolo, all'eucaristia, centro intorno al quale si sviluppa la Chiesa. Non ci sono distrazioni.

Arrivati davanti all'altare, vediamo che nella parte inferiore, sul pilastro che sostiene la mensa, sono raffigurati Maria e gli Apostoli: la Chiesa primitiva, intorno all'Eucaristia. A dire il vero c'è anche Gesù, ma si trova dietro, e tipicamente è visibile soltanto al sacerdote.

Al centro della mensa, l'abbiamo detto, c'era il tabernacolo. Ora, ogni volta che si celebra la Messa, c'è il Pane Consacrato. Nell'uno e nell'altro caso, la Chiesa primitiva è riunita intorno alla presenza reale di Gesù.

Ma c'è dell'altro. Proprio sopra l'altare - com'è evidente dalla prospettiva di chi entra - c'è e si sviluppa verso l'altro, come a prendere le mosse dall'Eucaristia, il popolo di Verghera raffigurato nel mosaico con il clero locale del tempo (don Mario, don Gianmario, mons. Giannazza) da un lato e, dall'altro, papa Paolo VI e l'Arcivescovo Colombo. Tutti insieme, la "Chiesa militante" di oggi, legata per discendenza alla Chiesa primitiva radunata intorno a Gesù.

Più sopra ancora, sempre nel mosaico, ecco Maria e gli angeli, raffigurazione della "Chiesa trionfante".

La struttura della nostra chiesa ci rimanda insomma all'intera storia della Chiesa cresciuta intorno alla pietra angolare, Gesù. Chi l'ha costruita sapeva da dove veniva, dai secoli che l'hanno preceduto, dalle testimonianze continue dell'amore di Dio per i suoi figli e dalla "società" che è nata da quest'amore, la Chiesa stessa. Sapeva che alla base di tutto è necessario che ci sia Gesù, il quale ha compiuto la rivelazione del volto di Dio Padre che provvede a noi con la cura propria del genitore, cui siamo chiamati a rispondere con affetto e rispetto.

Perché l'immagine del "padre" non è casuale: come verso i genitori nutriamo affetto ma anche rispetto, così verso Dio. Come dai genitori proviene tutto quello che abbiamo, la nostra educazione, la possibilità di crescere, così da Dio proviene tutto quello che siamo, la nostra stessa vita. Ed ecco che a Dio dobbiamo gli stessi sentimenti che abbiamo verso i nostri genitori: affetto e rispetto legati insieme, appunto, ossia quello che la Bibbia chiama "pietà e timore di Dio". E questo avviene "naturalmente" una volta che lo si incontra, lo si conosce, lo si ama.

Chiave di lettura

Rappresentazione "grafica" della TrinitàCapire come è stata progettata e costruita la nostra chiesa (ma è una considerazione che vale per quasi tutte le chiese - meno certi obbrobri attuali, che al confronto la nostra è San Pietro), come la sua struttura stessa ci parli, ci ha aiutato a capire gli ultimi due doni, quelli che ci aiutano ad avere un rapporto corretto con Dio ossia, per essere più precisi, a considerare Dio per com'è realmente e non per quell'immagine fantasiosa e distorta che spesso e generalmente abbiamo in mente.

A questo si riallaccia il testo che ha chiuso il nostro incontro (che non abbiamo letto insieme, anche perché è forse un po' complicato - non me ne voglia l'autrice, che comunque come destinatari non aveva in menta ragazzi di prima media, ma in caso di riproposta dell'incontro andrà quantomeno riscritto): Gesù non è un ciuccio. È un apriscatole.

Anche perché Chi costruisce? l'abbiamo già usato in quinta elementare...


Testo della scheda

Naturalmente anche questa scheda non è altro che una riproposizione/riduzione dell'omonimo incontro del percorso «Lo Spirito e La Sposa».

Citazione

«Il Signore non turba mai la pace dei suoi Figli se non per darne una maggiore»
don Luigi Orione

 

I doni dello Spirito Santo

Pietà

Questo dono non è tra quelli elencati nel testo ebraico d’Isaia. Lo troviamo nella Bibbia dei Settanta (traduzione in greco dell’Antico Testamento, fatta nel II secolo a.C.).

A noi il termine «Pietà» richiama anzitutto e soprattutto la compassione, la misericordia (in questo senso diciamo: «Ho pietà di», «Abbi pietà di me»). Nel linguaggio biblico, invece, «Pietà» esprime attaccamento filiale, il riferimento immediato è ovviamente ai genitori, ma l’allusione più alta è a Dio: il suo amore per noi supera immensamente quello del padre e della madre.

Il dono della «Pietà» ci fa scoprire il volto paterno di Dio in tutti gli avvenimenti della vita, sia in quelli sereni come in quelli tragici e porta a fidarci di Dio con lo stesso abbandono di un bambino che si sente sicuro tra le braccia del papà, anche quando è sospeso sull’abisso.

Os 11, 3 - 4 «Gli ho insegnato a camminare, l’ho tirato su fino alla mia guancia e mi sono chinato su di lui per dargli il mio cibo».

Questo rapporto con Dio ha conseguenza anche sul nostro rapporto con gli uomini. Ci fa sentire vicini agli altri, fratelli. Sensibili, senza sentirsi migliori perché la pietà porta sempre con sé l’umiltà. Frutti della pietà sono la preghiera e la solidarietà.

Timore di Dio

La Bibbia, mettendo insieme, i termini «timore» e «Dio», non vuole certo fare «terrorismo religioso», proponendo un Dio fondamentalmente giudice severo, che incute paura e non dà confidenza. Tale immagine di Dio sarebbe in netta contraddizione con quella padre buono e misericordioso, poiché Dio è Amore.

Il timore deve essere piuttosto inteso come affettuoso rispetto nei confronti di Dio, preoccupazione di non offenderlo con la nostra ingratitudine e con i nostri peccati, accurata attenzione a evitare tutto ciò che ci può allontanare da Lui, perché solo in Lui si realizza il progetto di felicità per noi.
Il rispetto per Lui esige ovviamente che vengano evitati la bestemmia e il nominare Dio inutilmente come pure il parlare a sproposito di Lui, il pensare e dire stupidaggini su di Lui. Cosa che facciamo quando lo immaginiamo e lo presentiamo come controllore del biglietto, guastafeste, esattore delle imposte, uno che trova il male dappertutto. Dobbiamo sollevare da terra la parola "Dio", ridarle una buona fama.

In quest’impegnativa impresa ci viene in aiuto lo Spirito Santo con il dono del «timore di Dio» È naturale che chi non teme Dio, chi non lo rispetta, non rispetti neppure gli uomini, e giunga a calpestarli.

Sir 1, 9 - 18 «Il timore del Signore è gloria e vanto». Frutto del Timore del Signore è la coerenza.

Gesù non è un ciuccio. È un apriscatole.

Certamente dire «Gesù, Gesù» non risolve i problemi. I problemi sono reali. Il punto è se Cristo è reale quanto i problemi, o di più, o di meno. Se davanti al problema il pensiero di Gesù è un rito, un conforto morale, un appoggio psicologico, allora Gesù è per noi come il ciuccio per il bambino.

Il ciuccio conforta perché ricorda al piccolo il suo primo piacere, succhiare il latte dalla mamma, che era un saziare insieme i suoi più impellenti bisogni, cibo e amore. Il ciuccio non dà latte, non è la mamma, ma gli assomiglia quanto basta. Ci si può rigirare il pensiero di Gesù nella testa come il bimbo il ciuccio in bocca. Non dico che sia privo di conforto, ma a quaranta, a sessanta, ad ottant'anni forse sarebbe ora di crescere e rinunciare al ciuccio, ed imparare a vivere ed affrontare i problemi. Se così fosse.

Se Gesù è un pio ricordo, un puro pensiero, l'esito di uno sforzo immaginativo mio, davanti al problema ho anche il problema di dovermi ricordare di Gesù. Ma se non abbiamo preso una cantonata a diventare suore, se Cristo è risorto, se c'è davvero, se è qui, reale quanto il reale,forse più reale del reale... allora il problema di ricordarsi di Cristo non è un dovere morale, nè uno sforzo. È una necessità.

Un pio israelita benedice il Signore prima di mangiare qualsiasi cosa. Se deve aprire e mangiare una scatoletta di tonno sente il dovere morale di benedire Dio per il tonno. Tuttavia, potrebbe accadergli di dimenticarsi di benedire Dio. Ma non potrebbe dimenticarsi di aprire la scatoletta del tonno, vi pare?

Il punto è che se non vedo Cristo nella situazione, non è che mi devo ricordare di aggiungere Cristo alla situazione con una specie di sforzo creativo: vuol semplicemente dire che non ho capito niente della situazione. Per questo la situazione è diventata un problema.

Ricordarmi di Cristo vuol dire cambiare punto di vista sulle cose così da riguadagnare la posizione da cui posso incominciare a intravedere una soluzione ai problemi. Ricordarmi di Cristo è utile al problema, non alla mia psiche.


Anteprima delle schede

(clicca per ingrandirla)

Pagina 4

   
AllegatoDimensione
PDF icon 09. Pietà, Timore di Dio - PDF236.62 KB