Piccolo dizionario faunistico della Colletta Alimentare

  • Posted on: 3 December 2013
  • By: mdmuffa

Colletta Alimentare 2013È nata nel 1997 la Colletta Alimentare in Italia. Se nei primi anni la novità rendeva diffidenti molte persone e faceva sì che i volontari dovessero passare buona parte del tempo a spiegare il perché e il percome dell'iniziativa, ormai quasi tutti sanno di che si tratta. Il che può essere un bene, ma anche – per certi versi – un male.

Passare la giornata all'ingresso di un supermercato con l'impegno preciso di “importunare” ogni cliente significa raccogliere un campionario piuttosto eterogeneo di personaggi, a dimostrazione che l'umanità è varia, che la maggioranza è silenziosa e ha un cuore di carne e che la minoranza che invece ha un cuore di pietra è rumorosa ai limiti del ridicolo.

 

Qui di seguito un piccolo elenco di questi personaggi, utile per i futuri volontari che potranno così sapere che cosa li aspetti.

 

Gli habitué

Gli habitué sono tali sia del supermercato che della Colletta, e costituiscono la maggioranza degli esemplari riscontrabili in una tipica giornata di raccolta. Conoscono esattamente la disposizione di ogni prodotto e completano la spesa per una famiglia di sette persone in quindici minuti e ventisette secondi, riuscendo al contempo a partecipare alla colletta. Entrano a passo di carica, non fai in tempo a dire «Buongiorno» e questi già hanno teso la mano, afferrando sacchetto e foglietto, lasciandoti con un sorriso e un «So già tutto!» che, pur spiazzandoti per la velocità con cui si svolge l'intera scena (e che non penseresti possibile da parte di un essere umano alle 8 di un sabato mattina di fine novembre, considerato lo stato in cui sei tu), ti lascia con il cuore contento.

 

Gli incredibili

La contentezza non resta sola a lungo: presto si trova accompagnata dal dubbio. Perché sono le 8.20, l'esercito di vecchiette insonni sta ancora per lo più sciamando nel supermercato e solo gli habitué molto mattutini hanno già completato il rito della spesa, mentre i clienti più normali iniziano ad arrivare appena adesso. Per cui, quando qualcuno, entrando, ti dice «No, grazie, l'ho già fatta prima in un altro supermercato» ti chiedi se ti voglia prendere per scemo o se invece gli emuli di Flash, nel basso varesotto, siano più comuni dei disoccupati.

 

Gli amanti dei supermercati

C'è gente che gira due, tre, quattro, cinque supermercati. E non è una scusa.

Se sei un volontario, quando qualcuno (in un orario più probabile delle 8.20) ti dice «L'ho già fatta da un'altra parte» (sottintendendo «la Colletta») di solito accogli l'affermazione con scetticismo mascherato con un sorriso e un «Allora grazie!». Invece lo scetticismo è fuori luogo.

Perché se ti capita di accompagnare gruppi di adolescenti o preadolescenti in supermercati diversi a diverse ore della giornata e il caso vuole che incontri la medesima persona che entra in tutti i suddetti supermercati, capisci che c'è gente che passa l'intero sabato a passare da un supermercato all'altro. E impallidisci.

 

L'atea

Di questo tipo di clienti, finora, è stato individuato un solo esemplare, ma non è escluso che altri si aggirino per l'Italia e – Dio non voglia – l'Europa.

Già dall'esterno del supermercato, appena scende dall'auto l'atea assume l'espressione di chi ha appena succhiato un limone; così, senza una ragione precisa o quantomeno palese. Quando poi entra e ti vede, ti squadra dall'alto in basso e, senza smettere di camminare, rifiuta la tua proposta affermando «No, io sono atea». Sia reso grazie a questo esemplare umano della dimostrazione del fatto che Bobbio - «Ricordino lorsignori che la morale cosiddetta laica non è ragionevole» - aveva ragione, anche se avremmo preferito non vedere coi nostri occhi (e sentire con le nostre orecchie) tale conferma.

 

La complottista

La nostra complottista era una signora di mezz'età, non molto alta, rotondetta, dallo sguardo diffidente e maldisposto prima ancora di vederci (stando all'interno del supermercato, al di là delle porte di vetro, si ha il vantaggio del riflesso che permette di individuare i clienti prima ancora che loro possano individuare te). Quando poi ci vede, si ferma un attimo interdetta a un passo dall'entrare mentre la porta si apre davanti a lei, si gira di 180° ed estrae il telefonino. Con aria cospiratrice si porta l'apparecchio all'orecchio e inizia una conversazione con qualcuno di cui, grazie alla scarsa distanza e al fatto che la porta continua ad aprirsi per far entrare gli altri clienti, possiamo cogliere alcuni brani. «Sì, sono qui» «No, c'è la Colletta» «Eh, adesso dove vado? Quelli sono dappertutto!». Manca solo «Vengono fuori dalle pareti!».

 

L'ignara entusiasta

Non sa che cosa sia la Colletta, nonostante la si faccia dal 1997. Guarda sospettosa questi tizi vestiti con sacchi di plastica gialli (così pare a lei) e che le agitano in faccia dei foglietti e dei sacchettini, blaterando di raccolte e generi alimentari. Non capisce. Si guarda in giro come un coniglio spaventato, in cerca di fuga. Ma non c'è via d'uscita, anche perché deve fare la spesa. Allora ferma la ragazza che le sta parlando alla stessa velocità con cui un fucile mitragliatore sputa proiettili e le dice «Senti, non ho capito. Mi spieghi con calma?». Adesso è la ragazza a essere spiazzata ma, con l'aiuto del foglietto, titubante risce a mettere insieme una spiegazione passabile.

Ed è qui che avviene il miracolo. La signora afferra, si illumina, esclama «Ma che bello!». E rapisce la ragazza, che l'accompagnerà per tutto il supermercato, aiutandola a scegliere i generi per la Colletta (per la propria spesa, invece, l'ignara entusiasta dovrà scegliere da sé).

 

I politici

Non aderiscono alla Colletta per protesta ideologica. Dato che dar da mangiare a chi non riesce ad arrivare a fine mese non risolve i problemi profondi che hanno causato la crisi e che comunque non c'è la certezza matematica di raggiungere proprio tutti gli affamati – ragionano, e te lo spiegano – è meglio non aiutare nessuno. «Se risolvessero i problemi dell'Italia non ci sarebbe bisogno di tutte queste Collette» sentenziano, lasciandoti lì a chiederti perché parli al plurale, dato che la Colletta si svolge una volta sola l'anno.

 

I diffidenti

Alla Colletta partecipano, ci mancherebbe. Ma non si fidano. Non riescono a credere che davvero tutti questi generi alimentari vengano poi ridistribuiti a chi ne ha bisogno tramite le varie realtà caritative; tu, che hai avuto occasione di seguire l'intera trafila dalla raccolta alla distribuzione, le spieghi per filo e per segno come funzionano le cose, raccontando che hai visto coi tuoi occhi che fine fanno i pacchi. Sei stato convincente e hai parlato con passione. Se ne vanno inarcando le sopracciglia mentre sospirano «Speriamo». Evidentemente hai la faccia da delinquente.

 

I più diffidenti

Livello più evoluto della categoria precedente, non aderiscono alla Colletta perché «non si sa dove questa roba va a finire». I migliori sono quelli che dicono «questa roba poi finisce nelle tue tasche»: sono coloro che hanno capito tutto e non possono sbagliarsi, probabilmente perché se fossero loro a gestire la Colletta farebbero davvero così. Le alternative sono tre: o li ignori, o ti metti a litigare (ma non è mai un bel vedere) oppure fai come un mio amico, che risponde con aria afflitta «Eh, già, non lo dica a me... Adesso mi tocca mangiare tonno per un mese».

 

Gli psicologi

La Colletta è inutile; anzi, è controproducente, perché non fa altro che perpetuare la pigrizia dei cosiddetti “poveri”. Questi, infatti, non esistono. «Se non lavorano è perché non hanno voglia di lavorare!» pontificano gli psicologi, secondo i quali il problema si risolverebbe da sé abolendo la Colletta: non portando più cibo ai “poveri”, infatti, questi sarebbero costretti ad abbandonare la pigrizia e cercarsi un lavoro, migliorando in un colpo solo la propria situazione e l'economia. Facendo la Colletta contribuiamo a impedire la fine della crisi. Siamo proprio dei cattivi soggetti.

 

L'immigrata dalle grandi sporte

Si fa fatica a spiegarsi con lei, perché l'accento slavo marcato e il suo racconto ci dicono che non è arrivata da molto in Italia. Ma non appena afferra la situazione, la signora aderisce convinta e ritorna con sacchetti ricolmi di generi per la Colletta, realizzando senza saperlo la maggiore donazione singola della giornata e scusandosi perché sia lei che il marito sono disoccupati e non può fare di più. Aggiunge che avrebbe comunque acquistato altro se non avesse dovuto comprare del cibo per gatti: non aveva animali fino al giorno prima, quando ha trovato cinque micini abbandonati e non se l'è sentita di lasciarli lì; li ha portati a casa e adesso deve sfamarli. Chiacchieriamo ancora un po', ci saluta sorridente e se ne va.