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  • Posted on: 26 May 2013
  • By: mdmuffa

Non ho mai conosciuto (mi verrebbe da dire "ovviamente") don Andrea Gallo, se non per quanto ho letto su di lui nel corso degli anni; o, meglio, per quelle sue frasi che ho letto nel corso degli anni, ché se si vuole capire una persona è meglio rifarsi a quello che dice piuttosto che a quello che gli altri dicono di lei. 

No, quello che ho letto non mi è piaciuto. Sì, chiaro che sono contento dell'attività a favore degli "ultimi" che ha portato avanti, e certo che questo è un suo merito. Però.

Però don Gallo era un prete. Ora, al di là del fatto che un prete che si pone con baldanza contro le posizioni della Chiesa non fa altro che rendere un cattivo servizio innanzitutto a sé stesso, mi chiedo perché mai dovrei giungere alla conclusione che è stato un bravo prete per via della comunità che ha fondato.

Se negli Atti degli Apostoli (al capitolo 6) gli apostoli scelgono sette uomini perché «Non è giusto che noi lasciamo da parte la parola di Dio per servire alle mense» cosicché loro possano dedicarsi «alla preghiera e al servizio della Parola», solo agli arrampicatori professionisti di specchi (categoria che raccoglie molti esegeti più concentrati sulle proprie elucubrazioni mentali che sull'ascolto del testo) possono non cogliere che ciò che per prima cosa un prete dovrebbe fare, ciò cui anzi deve dare la priorità assoluta prima ancora che dare da mangiare agli affamati, è il servizio della Parola e la preghiera.

Se un prete diventa osannato perché "è tanto bravo e buono, accoglie gli emarginati, sta con gli ultimi" e via di seguito, farà anche tante cose buone, ma non sta facendo il prete. Poteva farle senza essere prete. Ché, se sei prete, il tuo primo e unico compito è annunciare il Vangelo.

«Ma» mi si potrebbe rispondere «e tutti i "santi sociali" dell'Ottocento, da don Bosco in avanti?». Ecco, chi facesse questa obiezione dovrebbe riflettere un attimo prima di aprire bocca e leggersi una qualunque biografia di don Bosco: solo poi potrebbe riaprire la bocca, perché a quel punto avrebbe letto e capito che don Bosco ha fatto quel che ha fatto in conseguenza del suo annunciare il Vangelo; era - come dire - quello il suo modo specifico. E ai suoi ragazzi parlava spesso e sovente di ciò che molti preti di oggi si vergognano di ricordare, vale a dire Vita eterna, Inferno e Paradiso.

Quindi, se di un prete sento celebrare le "opere a favore degli ultimi" e non il suo predicare il Vangelo a ogni pié sospinto, ecco, in quel caso c'è proprio qualcosa che non va.

Al mondo piace chi si impegna per "gli ultimi". Così non lo deve fare lui, e in ogni caso è un'attività che non disturba: anzi, genera applausi. Concentrarsi solo sulla vita presente consente di dimenticare che ne esiste una futura e, in ultima analisi, che esiste un Dio.

Il mondo odia chi gli ricorda che esiste un Dio e, in conseguenza di questo, si dedica a rendere migliore la vita presente, ma considerandola come una preparazione a quella futura. Perché è un'attività che disturba: gli ricorda che non è onnipotente.

Il che, mi pare, spiega perché don Andrea Gallo sia tanto esaltato dal mondo. Non perché era "un prete contro", come dicono. Ma perché era un prete che non disturbava.