3. Concepito di Spirito Santo

  • Posted on: 29 May 2018
  • By: mdmuffa

«Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna» (lettera di Paolo ai Galati). «Si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi». «Si fece uomo». Tutto ciò significa che nell'unità indivisibile dell'unico Gesù di Nazareth riconosciamo la presenza di due diverse realtà: quella divina, che è la stessa di Dio Padre, e quella umana, vera e completa, che Gesù ha ricevuto da Maria sua madre.

 

Il significato di Gesù nella storia

 

a. Gesù vero Dio: la realtà più profonda di Dio Padre si rivela in Gesù: Dio è benevolo verso l'umanità, interessato alla felicità degli uomini. Non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva. Il Dio di Gesù non è la divinità lontana e irraggiungibile, contraria all'uomo, del mondo pagano, greco e romano. Non è il guardiano dell'universo; è il Dio dell'Alleanza che si impegna a un patto di fedeltà con l'uomo.

 

b. Gesù vero uomo: nel Nuovo Testamento è un dato di fatto mai messo in discussione. Quando il cristianesimo passò nel mondo greco cominciarono a sorgere le difficoltà nei confronti della piena umanità di Gesù. La Chiesa ribadì sempre, di fronte alle eresie, la “vera umanità” di Gesù.

 

c. in un'unica persona: le azioni e le qualità umane di Gesù sono fondate e sintetizzate nella persona del Verbo: il suo parlare, camminare, ridere, piangere, morire e risorgere sono sì azioni umane ma sgorgano da Dio stesso. Egli rappresenta la suprema unione, l'autentico incontro tra Dio e l'uomo. “Chiunque segue Cristo, l'uomo perfetto, si fa lui pure più uomo” ha detto il Concilio Vaticano II.

 

Umanità e divinità di Gesù

 

I primi cristiani furono aiutati dal fatto della risurrezione e dalla memoria dei miracoli a capire che Gesù non era solo un uomo.

Nel corso dei secoli la Chiesa fu costantemente preoccupata di tenere unite, nella recita della professione di fede, l'umanità e la divinità di Gesù. Agli inizi si dovette lottare contro coloro che attribuivano a Gesù una umanità solo apparente e fittizia (i docetisti). Altri, invece, sostenevano che Gesù non era Dio ma un semplice uomo adottato da Dio come suo figlio (gli ariani)

 

Anche oggi c'è chi si pone il quesito della storicità di Gesù e di quanto ci parla di lui.

Vi sono fonti in abbondanza che testimoniano l'esistenza di Gesù.

 

a. Le fonti cristiane: gli autori cristiani dei primi secoli danno testimonianza della veridicità dei Vangeli, a loro volta basati su fatti cui avevano assistito parecchi testimoni oculari (tra cui quelli che ne avevano scritto).

 

a. Le fonti non cristiane: ebraiche e pagane; sono importanti perché le prime vennero scritte in genere per combattere i cristiani; le seconde ne parlano incidentalmente per questioni burocratiche.

 

Nessuno (tranne forse qualche fanatico che nega anche l'evidenza) più dubita dell'esistenza di Gesù. In ogni libro storico che ne parli, sia pagano (Plinio, Tacito, Svetonio) o ebreo (Giuseppe Flavio, il Talmud), viene accennata a data per scontata la realtà della sua esistenza.

 

Gli apostoli sono i testimoni della vita di Gesù, fino alla sua morte e risurrezione. Sparsi per diffondere il Vangelo, sarebbe stato difficile elaborare invenzioni così articolate e complesse. Tra l'altro non erano dei geni, e parlavano in un mondo che non concepiva possibile né voleva sentire parlare di un crocifisso, un ebreo, che era risorto, messia, salvatore, Figlio di Dio e Signore!

 

 

«Perciò, per far cessare tale diceria, Nerone si inventò dei colpevoli e sottomise a pene raffinatissime coloro che la plebaglia, detestandoli a causa delle loro nefandezze, denominava cristiani. Origine di questo nome era Cristo, il quale sotto l'impero di Tiberio era stato condannato al supplizio dal procuratore Ponzio Pilato; e, momentaneamente sopita, questa esiziale superstizione di nuovo si diffondeva, non solo per la Giudea, focolare di quel morbo, ma anche a Roma, dove da ogni parte confluisce e viene tenuto in onore tutto ciò che vi è di turpe e di vergognoso. Perciò, da principio vennero arrestati coloro che confessavano, quindi, dietro denuncia di questi, fu condannata una ingente moltitudine, non tanto per l’accusa dell'incendio, quanto per odio del genere umano. Inoltre, a quelli che andavano a morire si aggiungevano beffe: coperti di pelli ferine, perivano dilaniati dai cani, o venivano crocifissi oppure arsi vivi in guisa di torce, per servire da illuminazione notturna al calare della notte. Nerone aveva offerto i suoi giardini e celebrava giochi circensi, mescolato alla plebe in veste d’auriga o ritto sul cocchio. Perciò, benché si trattasse di rei, meritevoli di pene severissime, nasceva un senso di pietà, in quanto venivano uccisi non per il bene comune, ma per la ferocia di un solo uomo» (Tacito, Annali XV, 44)

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