Sapienza, Intelletto, Scienza

  • Posted on: 6 August 2010
  • By: mdmuffa

Introduzione all'incontro

I primi tre doni sono quelli relativi alla "conoscenza". La prospettiva è quella di avere una conoscenza che non sia priva di riconoscenza: non una egocentrico senso di possesso, non l'illusione del controllo, ma la conoscenza attraverso l'amore. Saper distinguere il bene dal male, sapere andare in profondità per discernere il vero e il falso, avere l'umiltà di riconoscere il proprio limite e usare le capacità di cui siamo dotati per riconoscere la mano sapiente del nostro Creatore: questo è un po' il filo conduttore di quest'incontro.

Il brano dei Coldplay, Viva la vida, si inserisce in quest'ottica: il come è spiegato nell'introduzione al brano, più sotto.


Sapienza, Intelletto, Scienza

I doni dello Spirito Santo

…Cosa sono?

La nostra vita può essere paragonata ad una barca priva di motore e spinta a fatica a remi dai rematori; se si aggiungono delle vele gonfiate dal vento, tutto diventa molto più semplice. Noi siamo i rematori, i remi  rappresentano il nostro impegno di vivere, le vele rappresentano i doni dello Spirito Santo e il soffio del vento è lo Spirito Santo.

…Quanti sono?

I doni dello Spirito Santo sono sette, il numero che nella Bibbia rappresenta la perfezione, la completezza, come a
dire che riassumono tutte le possibili varianti delle caratteristiche positive. Non  sono stati "inventati": è la Bibbia che ce li presenta, quando annuncia il Messia, germoglio di Iesse (Is 11,2).

È interessante notare che nell’originale ebraico erano nominati solo sei doni: manca la pietà. Quando è stata preparata  la versione greca chiamata "dei Settanta" (circa un secolo prima di Cristo), essi introdussero anche la pietà perché nella  lingua greca il termine "timore di Dio" non rendeva la pienezza di significati del corrispondente ebraico.

I primi tre doni

Lo Spirito Santo, abbiamo visto, è presente in tutta la storia della Salvezza. Agisce nella storia, è vicino agli uomini. È Dio che non ci lascia mai soli, ci dà il proprio sostegno. Partendo dai doni che ci elargisce possiamo scoprire qualcosa di lui.

I primi tre doni che vediamo sono, in un certo senso, collegati tra loro: riguardano il rapporto tra noi e la nostra intelligenza, l'uso che facciamo delle nostre capacità, e la possibilità che abbiamo di capire il mondo e, capendolo, arrivare al Dio che ci ama e ci ha voluti qui.

Sapienza

La parola sapienza deriva dal latino sapĕre (sàpere), che significa «avere sapore, essere gustoso». Grazie a questo dono, assaporiamo la natura, ne ammiriamo la bellezza; sentiamo il mistero di Dio nel mormorare delle foglie, lo intravediamo nel brillare delle stelle.. ed anche l’esistenza più modesta trova meraviglie in tutto e diventa essa stessa meravigliosa. Chi ha il dono della «Sapienza» non solo assapora il creato, ma lo legge e impara da esso.

Un grande monaco inglese del Medioevo, Isacco della Stella, diceva: «Questo mondo serve l’uomo in due modi: nutrendolo e insegnandogli. Il secondo regalo del dono della «Sapienza» è quello di aiutarci a distinguere il bene dal male. In un mondo come il nostro in cui disponiamo del telefonino, del computer, internet, tv... serve più che mai questo dono perché non basta «avere» tante cose, bisogna sapere anche «come» usarle. A che serve avere il computer e poi non sapere come si usa? Ma non basta neanche sapere come usare le cose: bisogna sapere per che cosa usarle. Il telefonino si può usare per fare gli auguri a un amico, oppure per insultarlo. Il dono della «Sapienza», dunque, è il dono che illumina il cuore, il dono della luce interiore. Il re Salomone divenne «sapiente» proprio in forza di esso: «Signore, così pregava, io sono un ragazzo, non so come regolarmi: concedimi un cuore docile perché sappia distinguere il bene dal male» (1 Re 3,7-9).

Noi siamo chiamati a usare la nostra sapienza: «Voi siete il sale della terra» (Mt 5, 13). Noi possiamo dare sapore a questo mondo.

Il frutto della sapienza è la contemplazione.

Intelletto

«Intelletto» viene dal latino «intus-legere»: penetrare in profondità. Il dono dell’«intelletto» ci aiuta a vincere la superficialità, ad arrivare al cuore delle cose. Oggi noi viviamo nella società dello spettacolo, nella società del «pavone». L’importante è apparire, non essere. Basta essere belli fuori, anche se dentro si è vuoti. Siamo bombardati da slogan che gonfiano le emozioni, abituano alla superficialità e rendono allergici allo sforzo della riflessione e del ragionamento. Televisione e internet ci sommergono con un mare d’informazioni, diverse e tra loro contrastanti; così diventa per noi difficile distinguere il vero dal falso, l’essenziale dal secondario e dall’inutile. Viviamo in un tempo in cui trionfa l’«apparenza»: uno può anche essere ladro, ma se porta la cravatta giusta al momento giusto si sistema tutto. Viviamo in un tempo in cui la mania esibizionistica contagia tutti, persino i bambini della scuola materna. Quelli richiamati sono «pericoli» reali, che ostacolano la nostra maturazione umana e cristiana.

Come evitare di esserne travolti?È facile intuire che il grande mezzo di cui servirsi è la riflessione. Un impegno in cui non siamo soli, perché a guidare e sostenere il nostro sforzo c’è lo Spirito Santo mediante un suo dono: quello dell’ «intelletto». Il dono dell’«intelletto» ci fa intelligenti; ci rende capaci di riflessione, ci guida a vedere le cose nel modo giusto, ci guida alla saggezza. Ci ricorda che ciò che conta non è l’apparenza ma la sostanza.

Con il dono dell’«intelletto» — dono della profondità — lo Spirito Santo:

  1. Ci fa penetrare nella Parola di Dio: conducendoci alla verità tutta intera, secondo la promessa di Gesù: «Quando verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera» (Gv 16,13)
  2. Ci fa raggiungere il cuore della fede cristiana: credere che Gesù è il Figlio di Dio incarnato, morto e risorto per la nostra salvezza, l’unico Salvatore, il Dio con noi, il Signore (cioè Dio). «Nessuno può dire “Gesù è il Signore” se non sotto l’azione dello Spirito Santo» (1 Cor 12,3).
  3. Rende acuto il nostro sguardo, così che, può andare oltre quello che vedono tutti, e cogliere quanto Dio silenziosamente ma efficacemente, sta operando nella vita di ciascuno di noi e nella storia dell’umanità.
    Questa scoperta dell’amore di Dio ci colma di gioia e di fiducia, diventa la forza della nostra vita.

Il dono dell’intelletto aiuta a capire e a mettere in pratica verità «scomode», ma essenziali per la vita

Il frutto dell'intelletto è la profezia.

Scienza

Spirito SantoLa parola scienza ha significati diversi: La «scienza», opera della ragione umana che si chiude dentro l’orizzonte del mondo, per scoprirne le leggi e il funzionamento; e la scienza, dono dello Spirito.

La prima si ferma al visibile, non vuole e non può andare «oltre» e raggiungere l’invisibile. Lascia fuori Dio dal suo orizzonte di ricerca e genera la tecnica che con i suoi successi trasforma il mondo, la vita e la società. La scienza da un punto di vista è un pensiero forte, che con il continuo progresso oltrepassa tutti i limiti fino a creare il senso dell’onnipotenza. Ma la «scienza» può veramente tutto? Ogni sua conquista è buona?  Da un altro punto di vista è un pensiero debole, perché non risponde alle domande ultime: chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo? Non dice e non può dire nulla sul senso della vita e sul nostro destino ultimo. Che cos’è la vita in questa prospettiva? Una parentesi fra due nulla: il nulla prima di nascere e il nulla dopo la morte.

 L’uomo per vivere ha bisogno oltre che della scienza opera della pura ragione umana, di un’altra «scienza», dono dello Spirito che apre la mente e il cuore al mistero di Dio. Una «scienza» diversa, speciale. Parlando del dono della «scienza», la Bibbia e la riflessione cristiana non rifiutano affatto l’accezione comune con cui è inteso oggi tale termine, ma gli danno un respiro più ampio, gli danno l’orizzonte della fede.

Il profeta Isaia (11,2) per esprimere questo dono usa il termine «conoscenza»; e nella Bibbia «conoscere» può assumere anche il significato di «amare» (Gn 19,8; Mt 1,25). Effettivamente c’è compenetrazione tra l’amare e il conoscere. La nostra conoscenza è sempre impregnata d’amore. Chi ama capisce meglio, capisce prima, capisce di più. Pensiamo alle intuizioni che hanno le mamme nei confronti dei loro figli; pensiamo a quanto hanno capito di Dio i mistici, esperti nell’amare. Se si vuole capire una persona, bisogna, per prima cosa, amarla. Gli innamorati si comprendono al volo perché si amano. Anche nei confronti di Dio è così: lo comprendi solo se ti innamori di lui. Con il dono della «scienza», lo Spirito Santo accende la nostra mente e il nostro cuore per «conoscere» bene, nel modo giusto, Dio e tutte le sue creature: Dio come Padre, le creature come sorelle. Seguendo l’esempio di Francesco d’Assisi, che fece straordinaria esperienza del dono della «scienza». Viste nella loro bellezza e insieme nei loro limiti (cioè secondo il dono della «scienza»), le creature sono suggestivo richiamo di Dio, prezioso specchio di lui per l’uomo.

Il dono della «scienza» è diretto a purificare e rafforzare il discernimento su eventi, persone e cose: essendo creature, non devono sostituirsi al Creatore. Benché siano realtà fondamentalmente buone, perché volute da Dio (cf Gn 1,25.3 1), non sono dei fini ma dei mezzi. Esse non possono dare la felicità perfetta, piena e definitiva.  Questo può farlo unicamente Dio, che è il fine ultimo, il bene supremo. Non si deve quindi permettere che le creature si impadroniscano del nostro cuore, rendendolo schiavo. L’opera di discernimento, data la nostra fragilità e pochezza, può spaventarci; a darci aiuto viene lo Spirito Santo con il dono appunto della «scienza».


CITAZIONI

Un gruppo di eminenti scienziati si raduna e giunge alla conclusione che ormai la tecnica umana è così avanzata da potere fare a meno di Dio. Così scelgono la persona più rappresentativa tra di loro e la mandano da Dio a  dirgli che può farsi da parte. Lo scienziato va da Dio e gli dice: «Dio, abbiamo deciso che non abbiamo più bisogno di Te. Adesso cloniamo la gente e facciamo cose miracolose, quindi perché non ti ritiri e basta?».

Dio ascolta con pazienza e poi dice: «Va bene, però prima facciamo una gara di creazione dell'Uomo». Al che lo scienziato replica: «Ok, ci sto!».

Ma Dio aggiunge: «però facciamo come ai vecchi tempi della creazione di Adamo». Lo scienziato dice «Nessun problema!», si china e raccoglie una manciata di terra.

Dio lo guarda e dice, scuotendo la testa: «No, no! Va' a procurarti la TUA terra!»


«No, l'uomo non è collocato beatamente o miseramente in un mondo bell'e fatto: egli coopera alla sua genesi. Quando Dio ebbe creato l'uomo, dice ancora la scrittura, "il settimo giorno si riposò", perchè aveva ormai qualcuno che poteva incaricarsi del resto».

(Henri de Lubac, "Il dramma dell'umanesimo ateo")


Coldplay - Viva la Vida

Sulla copertina del disco è raffigurato il dipinto di Eugène Delacroix "La Libertà che guida il popolo" ma il titolo dell'album è stato ispirato dalla frase Viva La Vida scritta nel quadro che Frida Kahlo ha dipinto otto giorni prima di morire e che ha proprio questo titolo. Chris Martin ha dichiarato di aver scelto questo titolo utilizzando la frase dell'artista messicana perché: «Lei è sopravvissuta alla poliomelite, ad una spina dorsale rotta e un male cronico per decenni. Ha avuto un sacco di problemi e poi ha iniziato questo grande quadro a casa sua che diceva Viva La Vida. Mi è piaciuta questa audacia».

Il brano racconta di un re deposto, che riflette sul fatto di avere avuto il mondo intero nelle sue mani, salvo scoprire, nel momento della sua caduta, che i suoi castelli poggiavano su "pilastri di sale e di sabbia". Sotto assedio, mentre ascolta le campane di Gerusalemme suonare e ode le grida della cavalleria romana fuori le mura, chiama a raccolta tutti coloro che gli sono rimasti fedeli perché si battano per difenderlo. Il re ricorda di avere udito al momento dell'ascesa sul trono la folla cantare "il vecchio re è morto: lunga vita al re". Questo riferimento lascia intendere che il re sia ben consapevole del fatto che il suo potere ed il suo comando, come quello di ogni altro sovrano, erano un giorno destinati a finire. Eppure non ci credeva finché non è successo e ora, conscio di quanto ha fatto, sa che san Pietro «non chiamerà il suo nome».

Coldplay - Viva la Vida

I used to rule the world
Seas would rise when I gave the word
Now in the morning I sleep alone
Sweep the streets I used to own

I used to roll the dice
Feel the fear in my enemys' eyes
Listen as the crowd would sing:
"Now the old king is dead! Long live the king!"

One minute I held the key
Next the walls were closed on me
And I discovered that my castles stand
Upon pillars of salt and pillars of sand

I hear Jerusalem bells are ringing
Roman Cavalry choirs are singing
Be my mirror my sword and shield
My missionaries in a foreign field
For some reason I can't explain
Once you've gone there was never, never an honest word
And that was when I ruled the world

It was the wicked and wild old wind
Blew down the doors to let me in.
Shattered windows and the sound of drums
People couldn't believe what I'd become

Revolutionaries wait
For my head on a silver plate
Just a puppet on a lonely string
Oh who could ever want to be king?

I hear Jerusalem bells are ringing
Roman Cavalry choirs are singing
Be my mirror my sword and shield
My missionaries in a foreign field
For some reason I can't explain
I know Saint Peter won't call my name
Never an honest word
But that was when I ruled the world

ooooo ooooo ooooo oooooo ooooo
(repeat with chorus)

I hear Jerusalem bells are ringing
Roman Cavalry choirs are singing
Be my mirror my sword and shield
My missionaries in a foreign field
For some reason I can't explain
I know Saint Peter will call my name
Never an honest word
But that was when I ruled the world
Oooooh Oooooh Oooooh

Traduzione

Una volta governavo il mondo,
i mari si sollevavano quando l'ordinavo;
ora al mattino dormo da solo,
spazzo le strade che una volta erano miei

Tiravo i dadi,
scorgevo la paura negli occhi dei miei nemici
sentivo come se la folla cantasse:
"ora il vecchio re è morto, lunga vita al re!"

Un minuto prima possedevo la chiave
e quello seguente ero intrappolato dai muri
e ho scoperto che i miei castelli era costruiti
su pilastri di sale, su pilastri di sabbia.

Ho sentito suonare le campane di Gerusalemme
cantare i cori della cavalleria romana,
che tu sia il mio specchio, la mia spada, il mio scudo
i miei missionari in terra straniera.
Per qualche ragione che non riesco a spiegare
da quando tu sei andata/o via
non c'è più stata più una sola  parola onesta,
ed era così quando io governavo il mondo.

È stato il vento, antico, rude e il selvaggio
a soffiare giù le porte per lasciarmi entrare,
finestre frantumate e suono di tamburi...
la gente non riuscirebbe a credere
quello che sono diventato

I rivoluzionari aspettano
la mia testa su un piatto d argento.
Soltanto una marionetta appesa a un unico filo,
chi mai potrebbe voler essere re?

Ho sentito suonare le campane di Gerusalemme
cantare i cori della cavalleria romana,
che tu sia il mio specchio, la mia spada, il mio scudo
i miei missionari in terra straniera.
Per qualche ragione che non riesco a spiegare
so che san Pietro non chiamerà il mio nome:
mai una parola onesta,
ma così era quando io governavo il mondo.

ooooo ooooo ooooo ooooo ooooo
(coro)

Ho sentito suonare le campane di Gerusalemme
cantare i cori della cavalleria romana,
che tu sia il mio specchio, la mia spada, il mio scudo
i miei missionari in terra straniera.
Per qualche ragione che non riesco a spiegare
so che san Pietro chiamerà il mio nome:
mai una parola onesta,
ma così era quando io governavo il mondo.


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