4. Patì, morì e fu sepolto

  • Posted on: 29 May 2018
  • By: mdmuffa

Il racconto della passione e morte di Gesù ha toccato il cuore di tante generazioni e continua a commuovere anche gli uomini del nostro tempo. Ascoltarlo è penetrare in un mistero che tocca la vita umana. Comprenderlo significa accettare il confronto con Gesù, lasciarsene coinvolgere. La sofferenza e la morte di Gesù danno senso anche alla sofferenza e alla morte dell'uomo.

 

Il problema del dolore

 

Dalla cronaca di un giornale qualunque: un ragazzo è finito sotto un camion mentre faceva da paciere durante una lite a scuola; dei bambini delle elementari avevano elaborato un piano per uccidere la maestra, dei ragazzi di prima media picchiano un compagno perché grasso; una ragazza di venticinque anni si è ammalata di cancro e i medici le hanno dato tre mesi di vita; un terremoto rade al suolo un'intera città: migliaia di morti, feriti e numerose famiglie senza tetto.

 

Di chi è la colpa? Dinanzi al dolore ci domandiamo: «Perché succedono queste cose? Non è possibile vincere per sempre le malattie e la sofferenza?».

Ci sono delle sofferenze che ci procuriamo da soli, con la nostra cattiveria. Altre ci vengono dalla cattiveria degli altri. Altre ancora sono inevitabili perché dovute a fatalità o a cause imprevedibili. Malattie e sofferenze di ogni genere continuano ad affliggere l'umanità.

 

Che cosa fare? C'è chi si dispera: «Perché Dio permette che tanti innocenti soffrano? Perché tante disgrazie?» Altri hanno paura di non farcela e pensano al suicidio o alla morte “indolore” per chi soffre, l'eutanasia. Molti preferiscono non pensarci: «Pazienza. A chi tocca, tocca!».

 

Il mistero della croce

 

Per un cristiano, il problema della sofferenza trova una risposta nel mistero della croce di Cristo. Gesù non è stato indifferente di fronte alla sofferenza:

  • ha avuto compassione e pianto sulle miserie della gente;

  • ha denunciato la cattiveria umana;

  • ha lottato contro la sofferenza, guarendo i malati;

  • quando la sofferenza si è abbattuta su di lui, ha avuto paura, ma non è fuggito: l'ha accettata con coraggio, per restare fedele al Padre e solidale con i sofferenti;

  • attraverso la sofferenza ha realizzato pienamente sé stesso, fino alla gloria della risurrezione.

Per chi non crede in Gesù, “la croce rimane una follia e uno scandalo”.

Chi non prende la mia croce e non mi segue, non può essere mio discepolo (Lc 14,27)

 

Di fronte a una constatazione così pesante, che sa di fallimento, l'uomo si domanda: come reagire di fronte al male e al dolore? A tale domanda sono state date varie risposte.

 

a. Il male è una mancanza di bene, è una limitatezza degli esseri che non possono paragonarsi a Dio. Il dolore è permesso da Dio per un bene più grande. Questa non è una risposta completa perché:

  • l'uomo è un bene per realizzare il bene più grande dell'universo;

  • conduce al fatalismo: che senso ha combattere contro il male se il male stesso serve per un bene più grande?

  • Il Dio che questa risposta vuole difendere non è il Dio di Gesù Cristo ma il Dio ingegnere, tutore del mondo, infallibile.

 

b. Una spiegazione popolare: il dolore dipende dai primi uomini, all'origine dell'umanità, che hanno commesso un errore e tale errore ha cambiato al situazione dell'uomo, da quella di bene assoluto a quella di male. È una risposta molto diffusa nelle religioni, ma non ha nulla a che fare con la Bibbia, nonostante si pensi subito ad Adamo ed Eva. Ne parleremo quando parleremo del peccato: il discorso fatto dalla Bibbia è più serio. Anche qui non siamo di fronte al Dio di Gesù:

  • il Dio di Gesù non punisce “giustamente” tutta l'umanità col dolore per un solo peccato;

  • non è pensabile un Dio che cambia radicalmente il proprio piano sull'umanità per il peccato di una sola creatura.

 

La risposta cristiana

 

Ha scritto Paul Claudel: in ogni discorso, quindi anche in quello cristiano, sulla sofferenza permangono delle oscurità. Ma c'è almeno una cosa che non possiamo dire a Dio: Tu non sai che cos'è. Attraverso Cristo, Dio non è venuto per sopprimere la sofferenza, nemmeno a offrirci una spiegazione, ma è venuto a riempirla della Sua presenza.

 

Il Dio di Gesù non vuole il dolore: altrimenti perché l'avrebbe sconfitto (i Vangeli ci raccontano la lotta di Gesù contro il peccato, la sofferenza, la morte)?

Il Dio di Gesù sottopone la propria vita alla sofferenza, per superarla radicalmente. Questa idea di Dio che soffre insieme all'uomo era già presente nell'Antico Testamento ma trova la sua realizzazione in Gesù: la storia di Dio diviene “passione”.

 

L'atteggiamento tipico del cristiano di fronte al dolore è la costanza. Il cristiano lotta nella speranza fondata sulla fiducia in Dio. Il Dio di Gesù è il Dio dei viventi, il Dio della vita, che dirà l'ultima parola sulla storia dell'uomo. Siamo al tema della resurrezione.

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