Il catechista ha bisogno, voglia e gioia di dire le cose

  • Posted on: 6 August 2010
  • By: mdmuffa

Incontro del 20 maggio 2009

Annunciare la Parola è la prima carità. Il cristiano, convocato dalla Parola, non è chiamato e mandato, ma chiamato per essere mandato: la missione è una componente essenziale dell'essere cristiano.

Che cos'è la missione? È mettere l'uomo in contatto con Gesù Cristo. Il catechismo è una forma di questa missione, un aspetto. Non è l'unico, però. Il contatto con Dio, infatti, avviene sempre attraverso la Parola di Dio ma in varii modi: c'è l'incontro personale, c'è l'annuncio (l'evangelizzazione), c'è lo studio, c'è la testimonianza.

La catechesi è una forma specifica, che non è identica all'evangelizzazione o alla testimonianza. L'evangelizzazione ha come fine susciatare la fede e si pone prima della catechesi. La catechesi - che certamente per certi aspetti si sovrappone all'evangelizzazione - è invece la traduzione della Parola a misura della capacità di comprendere dell'uditore e l'ulteriore traduzione nella vita di questi. È finalizzata all'educazione del soggeto ad accogliere il messaggio e a viverlo.

La catechesi comporta il coinvolgimento dell'uditore perché apprenda la Parola nella coscienza, la traduca e la metta in pratica nella vita: insegna a vivere la Parola. Questo, e solo questo, è il contenuto della catechesi: la Parola che mette in contatto con Gesù Cristo, centro della storia e della Chiesa.

Il catechista è un educatore alla fede; il catechista non racconta storielle edificanti, non è un moralizzatore, non si occupa di etica, di morale e nemmeno di ritualistica. Per questo deve instaurare con i ragazzi un rapporto amicale di tipo educativo. Ci saranno quindi altri gesti oltre all'incontro di catechesi: dalle gite ai pellegrinaggi al vivere insieme le celebrazioni ai momenti di festa.

Il catechista è perciò un conoscitore della Parola, e oltre a ciò è in possesso di una didattica efficace nel trasmettere questa Parola a soggetti che sono diversi, anzitutto per età: parlare ai bambini non è come parlare ai ragazzi o ai preadolescenti. Da qui si capisce come non chiunque può essere catechista, ma soltanto chi conosca la Parola e sia in possesso di un coerente vissuto personale e di una didattica efficace. Il catechista è uno "specialista".

Tutto ciò dovrebbe rendere evidente come per essere catechisti veri (e non raccontatori di storielle) serva una preparazione, sulla linea per esempio del corso biblico che c'è stato in questo primo anno. Serve una fedeltà e una puntualità agli incontri di formazione, serve una serietà nella preparazione: non si può annunciare ciò che non si è provato.

Due sono i sussidi che sono utili - se non indispensabili - per il catechista: il Catechismo della Chiesa Cattolica e il libretto "Il rinnovamento della catechesi". Quest'ultimo diventerà il nostro "testo di studio" per il corso che partirà prossimamente; se non durante l'estate, all'inizio del nuovo anno pastorale.


Che cos'è la fede? La fede è rispondere a Dio che mi parla. Il primo passo, per un percorso di catechesi, è interpellare le coscienze; la morale e i riti seguono, ma non sono quelli che salvano. Prima occorre avere le motivazioni, occorre il risveglio delle coscienze.

L'esempio più chiaro è San Paolo: la base è la fede operante nella carità. Non è la legge che salva.

Di tutto ciò il punto di partenza è l'approccio personale alla Parola di Dio, come ci dice la Costituzione Dogmatica Dei Verbum del Concilio Vaticano II.