13. Re, profeti e sacerdoti

  • Posted on: 15 September 2010
  • By: mdmuffa

Introduzione

Incontro del 24 aprile.

Ultimo incontro di preparazione alla Cresima. I due successivi, sono stati dopo l'amministrazione del sacramento.

 

Chiave di lettura

CresimaUn incontro molto molto tecnico, sui segni che sono poi stati utilizzati durante la Cresima, su quello che la Cresima ha fatto dei cresimandi/cresimanti, e su come si svolge il rito. Il tutto aperto da un paragone, molto poco lusinghiero, su come molti vivono la vita una volta che, finalmente, hanno "finito il catechismo": come cani di Pavlov.


Testo della scheda

Naturalmente anche questa scheda non è altro che una riproposizione/riduzione dell'omonimo incontro del percorso «Lo Spirito e La Sposa».

Citazione

 

«Sarei restato re se non mi fossi lasciato sedurre
dal mondo imperfetto delle passioni rozze e incomplete,
dell’appetito che non fa distinzioni, del desiderio che non ha limiti,
della bramosia che non ha forma»
Oscar Wilde

L'unzione

 

L'unzione che avviene durante la Cresima appone un sigillo che dice l'appartenenza di chi se lo fa apporre. Ma c'è di più. L'unzione con l'olio è un gesto molto antico, che il popolo di Israele riservava alle sue figure più importanti: i re, i profeti e i sacerdoti. Gesù "riunisce" in sé queste figure: è il vero re, il vero profeta, il vero sacerdote. E i cristiani, fatti a modello di Gesù, vengono a loro volta unti per essere re, profeti e sacerdoti.

Re: chiamati a governare (come Adamo all'inizio del mondo si prendeva cura della creazione) il creato, il tempo e lo spazio che ci sono affidati, e noi stessi. Siamo responsabili della vita che ci è donata e delle persone e delle creature con cui interagiamo.

Profeta: il profeta è colui che porta il messaggio di un altro, una sorta di ambasciatore; noi siamo chiamati a portare e predicare il messaggio di di Gesù, il Vangelo, che non ci appartiene, non è nostro. I profeti non erano coloro che predicevano il futuro ma coloro che "parlavano a nome di" (è questo il significato della parola greca prophètes) Dio.

Sacerdote:  la funzione del sacerdote è quella di offrire il sacrificio (di animali) a Dio. Ora, il vero sacerdote è Gesù, che ha offerto la propria vita volontariamente a Dio, ponendo fine all'antico rito. Noi siamo chiamati a sacrificare la nostra vita, ossia a "renderla sacra": non la perderemo, ma la realizzeremo in pienezza. «Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà» (Mc 8, 35).

Il crisma e gli altri olii

 

Durante la Messa Crismale, che si svolge nella mattina del Giovedì Santo nelle cattedrali di tutto il mondo, il Vescovo benedice gli olii santi: l'olio dei catecumeni, il crisma, e l'olio degli infermi.

L'olio dei catecumeni serve per l'unzione di coloro che iniziano il percorso di preparazione al battesimo, se questo avviene in età adulta; nel caso dei bambini, avviene prima del battesimo vero e proprio. Viene usato durante il rito di esorcismo e significa la liberazione dal peccato e da Satana: indica l'appartenenza a Cristo.

Il crisma viene usato durante il battesimo: indica l'appartenenza a Dio, è il sigillo (carattere) di cui abbiamo parlato ed è l'olio che si richiama a quello usato nell'Antico Testamento per i Re, i Profeti e i Sacerdoti. Il crisma non è solo olio: è mischiato a balsamo. Come l'olio indica la grazia abbondante, che si sparge nell' anima del cristiano per confermarlo nella fede, così il balsamo, che è odoroso e difende dalla corruzione, significa che il cristiano fortificato da questa grazia, è atto a dare buon odore di cristiane virtù e a preservarsi dalla corruzione dei vizi. Usato nella Cresima, conferma e porta a compimento il "percorso" iniziato col Battesimo (tant'è vero che in origine i due sacramenti erano uniti)

L'olio degli infermi si usa invece durante l'amministrazione del sacramento dell'Unzione degli infermi: «la Chiesa raccomanda gli ammalati al Signore sofferente e glorificato, perché alleggerisca le loro pene e li salvi, anzi li esorta a unirsi spontaneamente alla passione e alla morte di Cristo, per contribuire così al bene del popolo di Dio» (dal Catechismo)

Il giorno della Cresima il Vescovo, chiamandoti per nome, dirà:

Ricevi il sigillo dello Spirito Santo che ti è dato in dono.

E tu risponderai:

Amen.

Il vescovo riprenderà:

La pace sia con te.

E tu risponderai:

E con il tuo spirito.

Come cani di Pavlov

Il mio cane odia i venerdì mattina. Il venerdì mattina, sapete, è il giorno in cui passano a ritirare il vetro. Dalle otto in avanti, quando gli spazzini si avvicinano abbastanza perché si possa sentire il rumore dei vetri rovesciati dai contenitori di ognuno degli abitanti della mia via nel furgoncino dell’azienda comunale, il mio cane con impegno abbaia contro questi disturbatori della pubblica quiete.

Ma non in continuazione. Quando gli spazzini vuotano il secchio – e dunque fanno rumore – abbaia furiosamente. Non appena il rumore cessa, smette anche lui. Poi gli spazzini passano al secchio successivo, e lui ricomincia ad abbaiare, finché il rumore non cessa nuovamente. E così via, per tutta la strada, finché non sono più a portata d’orecchio. Poi il mio cane rientra in casa, soddisfatto per averli fatti smettere ancora una volta di produrre quel baccano infernale.

Io sospetto che sia convinto di avere tutto il merito della ritrovata tranquillità: «se quelli hanno smesso di far rumore» – penserà – «è perché col mio abbaiare li ho spaventati a sufficienza. C’è voluto un po’, ma anche stavolta ce l’ho fatta». È un cane, e ragiona così. Non gli può passare per la mente che, se non li sente più, è semplicemente perché ormai sono troppo lontani, e che lui non ha alcun merito circa il ritorno del silenzio nella nostra zona. O che, se si sono interrotti, è perché stanno passando al secchio successivo. Anzi: probabilmente, se potesse scoprirlo, cadrebbe in depressione.

Fare la voce grossa sembra essere il primo istinto, la prima reazione, l’automatismo che governa le relazioni tra le persone. Non la fiducia, non l’amore, non un minimo di credito, ma il dominio sul prossimo. E così ognuno si fa re del proprio piccolo mondo e si lancia in esibizioni di forza tanto risonanti quanto vacue, perché nessuno lo minaccia, o addirittura gli presta attenzione.

L’illusione del potere è una di quelle che più fanno rumore, quando s’infrangono.


Anteprima delle schede

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