Il comitato universitari di uno dei più prestigiosi college dell’università di Oxford, il Balliol, ha vietato a una delle sue più grandi organizzazioni studentesche, l’Unione cristiana (Uc), di partecipare all’annuale fiera delle matricole con uno stand. Il motivo, scritto nero su bianco e inviato al rappresentante dell’Unione via email, riguarda proprio la fede cristiana che «procura danno» ed è stata usata storicamente come «una scusante per l’omofobia e certe forme di neocolonialismo». La presenza dell’Uc, dunque, potrebbe «causare un danno potenziale alle matricole».
Se per Oxford il cristianesimo nuoce alla salute...
Il comitato universitari di Oxford esclude i cristiani
da Tempi
Il circolo vizioso
Questa settimana è ricominciato il catechismo in parrocchia. L'inizio ufficiale è stato preceduto da incontri, riunioni, momenti vari di preparazione, e da una constatazione: è sempre più difficile fare catechismo, perché tante basi che sono spesso date per scontate, che si pensa siano patrimonio comune, sono completamente assenti.
Non è una lamentela, ma solo una constatazione: un elemento di cui tenere conto quando si preparano gli incontri. Perché non è più soltanto questione del bambino che non sa fare il segno della croce, che non conosce le preghiere, che non ha mai messo piede in chiesa e mai ce lo metterà al di fuori dei momenti previsti dal percorso di catechismo. È invece tutto un sostrato cristiano che viene a mancare, per cui i riferimenti non vengono compresi.
Tutto ciò è un problema proprio perché, mentre i catechisti rilevano che questa è sempre più spesso la realtà, i sussidii per il catechismo sembrano fare a gare (con qualche eccezione) nel presentare tutta una serie di argomenti astratti pure interessanti, utili, pregevoli persino, ma in cui Gesù non viene nemmeno nominato. Come avrebbe detto don Severino: «Lì non c'è Gesù».
Il miglior manuale di educazione? Il Catechismo
Il miglior manuale di educazione? Il Catechismo
Oggi si parla spesso di «emergenza educativa», e così l’educazione sembra qualcosa di inquietante. Dovremmo invece pensare che educare è sì difficile, ma anche naturale. Non dobbiamo far diventare l’educazione più difficile di quello che è. Dovremmo riscoprire la bellezza dell’educare, di questa avventura che può essere appassionante e coinvolgente.
Educare viene da educere, condurre fuori. Condurre dove? E fuori da che cosa? Benedetto XVI, nel messaggio per la Giornata mondiale della pace 2012 (Educare i giovani alla giustizia e alla pace), spiega che si tratta di «condurre fuori da se stessi per introdurre nella realtà, verso una pienezza che fa crescere la persona» e che «tale processo si nutre dell’incontro di due libertà, quella dell’adulto e quella del giovane», con il primo che deve essere pronto a donare se stesso e il secondo che deve essere disposto a lasciarsi guidare.
Condurre fuori. Da ciò che di negativo c’è nel cuore di ognuno di noi, fuori dalle miserie interiori, fuori dalla pigrizia intellettuale e morale, fuori dall’egoismo, fuori dalla paura. Verso la pienezza umana, verso la consapevolezza di sé, verso la generosità, il bene, il buono e il bello. Fuori dal peccato e verso la libertà dal peccato. Condurre fuori dal male e introdurre nel bene.
Non per "dialogare", ma per evangelizzare
Si è scritto molto, nell’ultimo decennio, dell’incontro che San Francesco d’Assisi ebbe con il Sultano di Babilonia. Il Poverello si recò in Terrasanta al seguito delle operazioni belliche legate alla Quinta Crociata (1217-1221) e si trovò a predicare il Vangelo alla presenza di Muhammad al-Malik al-Kamil, nipote del Saladino.